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Laurea in biotecnologie, tutti gli sbocchi lavorativi
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Laurea in biotecnologie, tutti gli sbocchi lavorativi

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Il corso di laurea in biotecnologie non è una perdita di tempo: dopo aver conseguito il titolo triennale e magistrale, le porte del mercato del lavoro si apriranno a voi!

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Biologia, biomedicina, biotecnologie: state cercando di orientarvi in questo mare magnum di “bio” e vorreste capire quale sarebbe la scelta più adatta alle vostre passioni? Ottimo: non è necessario consultare la Treccani per prendere una decisione ponderata. Sulla laurea in biologia abbiamo già detto qualcosa; ora è il turno di scoprire la via delle biotecnologie: è un percorso fattibile, che vi darà un riscontro interessante dal punto di vista professionale.

Cominciamo a fare qualche spoiler: con una laurea in biotecnologie vedrete aperte un bel po’ di porte, come spesso accade per molte facoltà scientifiche. Un dato buono per iniziare: per chi ha una laurea magistrale in biotecnologie le prospettive sono davvero ottime. Più del 79% dei Dottori in biotecnologia ha infatti trovato occupazione dopo l’Università, sia nell’ambito medico – farmaceutico sia in quello industriale.

Biotecnologie: com’è strutturato il corso

Di sicuro avete nel cuore il campo medico e dovete decidere se buttarvi o meno in questo settore chimico-scientifico. Il vostro sogno di indossare un camice alla Grey’s Anatomy parte dall’iscrizione alla facoltà di biotecnologie, magari strizzando l’occhio anche all’ambito farmaceutico. Partiamo quindi dal presupposto che masticate le materie scientifiche come pane quotidiano e che sia una passeggiata affrontare materie come Chimica, Biologia, Matematica e Fisica.

Ma cosa si studia? Una volta partita la vostra storia d’amore con biotecnologie, al di là del fatto che potrete organizzare il vostro percorso autonomamente, generalmente vi scontrerete con le seguenti materie:

  • Matematica
  • Statistica
  • Fisica
  • Chimica
  • Biologia (cellulare e molecolare)
  • Microbiologia
  • Genetica
  • Biochimica
  • Anatomia

Ovviamente ormai è imprescindibile per qualsiasi facoltà (e vale quindi anche per biotecnologie) la conoscenza dell’inglese. I moduli specificatamente pensati all’approfondimento di questa materia o di un’altra lingua straniera sono diversi e dipendono dalla vostra intenzione di sviluppare una maggiore o una minore padronanza. Però sappiate che, qualsiasi sia il corso che sceglierete, sarà propedeutico al conseguimento della laurea (no short cuts).

Cosa si intende esattamente per “biotecnologie”?

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Pixabay | ar130405

Con questo termine si indicano tutti i processi con cui si vanno a manipolare organismi viventi con il fine di creare o modificare piante, animali, microorganismi. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita dell’essere umano. Gli ambiti professionali che attendono un laureato in questo campo sono innanzitutto la ricerca, sia nel pubblico che nel privato.

La laurea triennale di biotecnologie

Se avete deciso di iscrivervi a biotecnologie vi troverete di fronte tre indirizzi per i primi tre anni di studio, a cui seguiranno gli altri per la specializzazione biennale. Più precisamente, la facoltà di biotecnologie appartiene alla classe di laurea L02.

Buone notizie: tutti e tre i percorsi indagano una vasta gamma di settori, da quello agro alimentare sino a quello medico, passando per la farmaceutica e lo studio ambientale. Questo corso di laurea non è particolarmente esclusivo dal punto di vista geografico: sono tante le università italiane che garantiscono questa offerta didattica. Ma se decidete di avviare la vostra carriera di primo livello in biotecnologie dovreste mettere in lista questi atenei: Università della Calabria, degli Studi del Sannio e degli Studi di Bologna, l’Università degli Studi di Brescia, quella degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro e degli Studi di Ferrara. Da valutare anche l’Università degli Studi di Firenze, degli Studi di Genova e degli Studi di L’Aquila.

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Pixabay | 12019

Ci sono anche l’Università degli Studi del Salento, degli Studi di Milano e Milano – Bicocca, l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, quella degli Studi di Padova e degli Studi di Palermo. Non mancano all’appello neppure l’Università degli Studi di Parma, degli Studi di Pavia e degli Studi di Perugia.

Scendiamo nel dettaglio delle triennali

Tra le università che compaiono nella lista, alcune danno l’opportunità di scelta tra diversi indirizzi che, pur essendo differenti, afferiscono sempre della classe L02.

Per esempio, all’Università degli Studi della Tuscia di biotecnologie a Viterbo potreste scegliere due vie: Corso di Laurea in Biotecnologie o Corso di Laurea in Biotecnologie Agro – Industriali.

Chi sta puntando a trasferirsi o restare a Milano potrà decidere tra il Corso di Laurea in Biotecnologie e quello in Biotecnologie Agrarie e Vegetali oppure indirizzarsi sul Corso di Laurea in Biotecnologie Farmaceutiche, su quello in Biotecnologie Industriali e Ambientali o in Biotecnologie Mediche.

Cosa vi aspetta invece all’Università di Perugia? Il Corso di Laurea in Biotecnologie o quello in Biotecnologo orientato alla creazione di impresa. Amici di Trieste: per voi invece i corsi laurea offerti sono quelli in Biotecnologie o in Scienze e Tecnologie Biologiche.

Alcuni atenei hanno deciso di investire su corsi più specifici

Ovvero che, pur ricadendo sempre nella classe L02, hanno come obiettivo lo sviluppo di soft skills precise. Le Università di questo tipo sono le seguenti:

  • Corso di Laurea in Biotecnologie applicate alla Maricoltura, all’Acquacoltura nelle aree interne ed alla trasformazione dei prodotti tipici dell’Università degli Studi di Messina;
  • Corso di Laurea in Biotecnologie Industriali dell’Università degli Studi di Cagliari;
  • Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche dell’Università Vita – Salute “San Raffaele” a Milano;
  • Laurea in Biotecnologie per i Prodotti e i Processi, Corso di Laurea in Biotecnologie per la Salute e Corso di Laurea in Biotecnologie per le produzioni Agricole ed Alimentari dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”;
  • Corso di Laurea in Biotecnologie per l’Innovazione dei Processi e dei Prodotti, Corso di Laurea in Biotecnologie per le Produzioni Agricole ed Alimentari e Corso di Laurea in Biotecnologie Sanitarie dell’Università degli Studi di Bari; Biotecnologie Sanitarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore;
  • Scienze e Tecnologie Biologiche dell’Università della Calabria.

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Pixabay | Kidaha

Dopo avervi dato tutti questi dettagli, ricordiamo una cosa spesso data per scontata ma che è meglio tenere a mente. Come tutte le facoltà, anche quella di biotecnologie è soggetta al libero arbitrio: l’offerta didattica è organizzata in base alle volontà dei singoli atenei, è vero, ma lo è anche il fatto che sta a voi alla fine decidere come strutturare il vostro piano di studi, seguendo le vostre aspirazioni e ambizioni.

Laurea specialistica in biotecnologie

Ma voi siete lungimiranti e state già pensando agli ultimi due anni di specialistica. Una volta conquistata la laurea triennale in biotecnologie, il percorso accademico procederà naturalmente verso l’offerta formativa di secondo livello. Alma Laurea ha fatto emergere con un sondaggio il fatto che le magistrali più gettonate sono quelle di biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche. Ben il 59,2% dei laureati triennali, infatti, si iscrive a questi corsi, mentre solo il 19% continua con biotecnologie industriali.

I corsi di studio della magistrale in biotecnologie

Di questa classe di laurea specialistica fanno parte, ad esempio:

  • Bioinformatica e Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Verona;
  • Biotecnologie applicate alla Maricoltura, all’Acquacoltura nelle aree interne e alla trasformazione dei prodotti ittici dell’Università degli Studi di Messina;
  • Corso di Laurea Magistrale in Biotecnologie applicate alla Sanità Umana e Animale presso l’Università degli Studi di Torino;
  • Biotecnologie della Riproduzione presso l’Università degli Studi di Teramo;
  • Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Firenze, di Modena e Reggio Emilia, l’Università degli Studi di Padova, di Perugia, di Roma “La Sapienza” e l’Università degli Studi di Siena.

Nono manca Biotecnologie Mediche presso molti atenei sparsi in tutta Italia.

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Pixabay | ElasticComputeFarm

Sbocchi lavorativi per i laureati in biotecnologie

Sempre secondo un’indagine di Alma Laura, più del 40% dei laureati in biotecnologie trova occupazione con un contratto da dipendente a tempo indeterminato. Chi ne firma uno a tempo determinato, invece, appartiene in media al 20/35% dei laureati. La maggioranza di coloro che si sono specializzati in medicina, veterinaria e farmaceutica trova il suo posto nell’ambito della Sanità oppure nel campo dell’istruzione e della ricerca (rispettivamente il 28 e il 23%). Il 17% circa lavora nell’industria chimica e petrolchimica. Per questi lo stipendio medio mensile, dopo 5 anni dalla laurea, si aggira attorno ai 1.500 euro netti, mentre chi ha intrapreso la magistrale industriale è impiegato per il 25% nel settore chimico-petrolchimico, oppure per il 19% ha deciso di continuare con lo studio e la ricerca. Il 15% ha invece scelto di lavorare nel settore sanitario: per tutti loro lo stipendio netto mensile, in media, raggiunge i 1.455 euro.

Vogliamo inoltre dare ulteriori dati rincuoranti: l’OCSE ha stimato che questo ambito, per i prossimi 20 anni, influenzerà la produzione dei farmaci per l’80% del totale, mentre per l’agricoltura determinerà il 50% dei prodotti e il 35% di quelli chimici.

Attualmente i numeri di chi trova subito impiego sono comunque ottimi: con la laurea magistrale il 70/80% trova lavoro.

I principali canali per i laureati

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Pixabay | felixioncool

I laureati in biotecnologie trovano facilmente lavoro in:

  • industrie farmaceutiche;
  • aziende che si occupano della produzione di materiali biocompatibili;
  • centri di ricerca di base e applicata nei campi più disparati sia pubblici che privati. A titolo di esempio si possono citare la salute pubblica, la biomedicina, la protezione dell’ambiente e il settore agroalimentare;
  • laboratori sia pubblici che privati;
  • diverse professioni di tecnico (del controllo ambientale, di laboratorio, di analisi cliniche, di laboratorio biochimico, dei prodotti alimentari, di laboratorio veterinario…).

Diventare biotecnologo

La figura professionale che nasce da un corso di laurea in biotecnologie lavora per la maggior parte del tempo in un laboratorio. Il biotecnologo è colui che svolge analisi biologiche e biochimiche sulle molecole, sugli organismi, sulle cellule e sui tessuti al fine di capirne la struttura e i processi, in modo da poterli applicare su nuove tecnologie. Lo scopo sarebbe quello di utilizzare le scoperte scientifiche per creare nuovi vaccini, organismi geneticamente modificati (OGM) con la tecnologia del DNA ricombinante. E questi sono solo degli esempi di cosa sa fare un biotecnologo grazie al sapiente uso di attrezzature come agitatori, incubatori, estrattori per la manipolazione del DNA, piastre per colture cellulari e molto altro.

Spesso l’ambiente di lavoro di questo professionista sono le cleanrooms, dove le parole d’ordine sono “igiene e sicurezza”. Obbligatori il camice, la mascherina e i guanti sterili: sono banditi contaminazioni e alterazioni delle strutture biochimiche e molecolari su cui si sta lavorando.

Ormai è chiaro che il biotecnologo si occupa di ricerca, pura e applicata. Per esempio, può far parte di un progetto commissionato da enti o da aziende, ma anche gestire in autonomia i propri studi per la progressione scientifica. Si dovrà così occupare di individuare obiettivi, fasi di lavoro e poi di effettuare i diversi test e svolgere gli esperimenti in modo da tracciarne le possibili evoluzioni. E poi, naturalmente, potrà condividere le sue scoperte attraverso le pubblicazioni sulle riviste di settore.

Come si diventa biotecnologo

Per prima cosa bisogna ottenere la laurea in biotecnologie ma anche in altre materie scientifiche come Chimica, Biologia, Scienze della vita e Biochimica. Durante il corso di laurea è possibile specializzarsi in un ambito: dall’alimentare all’ambientale, dal medico al farmaceutico.

Oltre alla teoria poi, è necessario passare alla pratica attraverso tirocinii e ore di lavoro in laboratorio per prendere confidenza con i tanti strumenti del mestiere. Nello stesso periodo di formazione dovrete imparare a usare anche software di biotecnologia per la raccolta dati e a stendere i report sulle analisi.

Ma non è tutto qui: l’aggiornamento, come per tutte le professioni scientifiche, è la chiave per continuare ad esser competitivi sul mercato. La lettura di riviste, pubblicazioni, la partecipazione ai convegni e ai corsi di formazione sono indispensabili. Potreste anche valutare l’idea di continuare con un dottorato di ricerca e il titolo di PhD.

Ora che sapete ogni cosa e avete voglia di passare alla pratica, correte in segreteria e iscrivetevi!

 

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