Se siete nella magica fase in cui siete alla ricerca del lavoro, vi sarete imbattuti sicuramente in due termini: disoccupato e inoccupato, oppure avete letto da qualche parte la parola inattivo. Ecco, per quanto possano sembrare la stessa cosa e, per certi versi hanno in comune il fatto di indicare qualcuno non in possesso di un lavoro, mostrano delle differenze sostanziali tra loro. Ricadere nell’una o nell’altra categoria potrebbe cambiare le vostre prospettive professionali, soprattutto dal punto di vista dello spirito con cui affrontate il vostro status (ci si augura temporaneo) di inattività.
Non è quindi un esercizio di retorica, di quelli che abbiamo imparato a odiare durante le ore a scuola, quando la prof insisteva su dettagli puntigliosi. Qua non si scherza: in alcuni casi potreste addirittura perdere l’opportunità di avere un aiuto economico dallo stato. Per cui, seguiteci in questo viaggio alla scoperta dei vari significati.
Disoccupato, inoccupato o inattivo?
Tre parole che a una prima lettura sembrano sinonimi, che però indicano delle condizioni ben diverse. Ciò che li distingue è un linea sottile, talmente labile che spesso si fa confusione. Cominciamo a fare chiarezza dalla parola inoccupato, che indica i soggetti che non hanno mai firmato un contratto lavorativo. L’inattivo, invece, è il soggetto che non lavora e non è neppure è alla ricerca di un nuovo impiego. Infine, il disoccupato è colui che al momento non sta lavorando ma ha avuto un contratto in precedenza.
E’ importante saper distinguere tra queste categorie, perché se state inviando il vostro curriculum vitae (creativo o formato europeo non importa) ai Centri per l’impiego vi chiederanno di indicare proprio il vostro stato attuale. Sarà il caso di impiegare la corretta terminologia.
Disoccupato: scendiamo nel dettaglio
Volete capire se siete un disoccupato? Facile: saprete bene se attualmente godete di un lavoro retribuito. Se la risposta è “no, sto a casa davanti allo schermo del pc a cercare tra le offerte di lavoro dopo l’ultimo impiego”, significa che lo siete. Ma la definizione ufficiale di disoccupato la dà il D.lgs 297 del 2002, secondo cui ricadono sotto il termine tutti quei soggetti che sono stati in passato titolari di un rapporto contrattuale regolare di lavoro (autonomo o subordinato) ma nel presente è senza impiego e alla ricerca di un nuovo lavoro.
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Per esser ancora più fiscali, ecco la sua spiegazione tecnica proprio dall’art. 1 del D.Lgs. n. 297/2002: “la condizione del soggetto privo di lavoro che sia immediatamente disponibile allo svolgimento ed alla ricerca di una attività lavorativa secondo modalità definite con i Servizi competenti”.
Essere disoccupato può derivare da una vostra scelta, nel caso in cui da dipendenti vi siate ritrovati a licenziarvi in autonomia, oppure potreste esser stati costretti perché avete perso il precedente impiego per cause di forza maggiore dettate dalle esigenze aziendali o da un’imposizione del datore di lavoro. Per quale motivo è importante sapervi riconoscere come disoccupati? Semplice: potreste avere diritto a vari benefici, tra cui l’assegno di disoccupazione o Naspi oppure l’indennità mensile pensato proprio per chi ha perso il lavoro. Bisogna ovviamente restare aggiornati sulle novità rispetto al sussidio di disoccupazione.
Quando si rientra nello stato di disoccupazione?
Esistono delle soglie specifiche per cui è possibile esser definito disoccupato: sono le stesse che definiscono la categoria della disoccupazione parziale.
Ci vengono in aiuto i riferimenti normativi vigenti, secondo cui un disoccupato è definibile tale nel caso di:
- lavoro dipendente (es: co.co.pro, contratto a tempo determinato o indeterminato, part-time o full-time…) il tuo reddito è inferiore a 8.000 euro annui;
- Impiego autonomo il tuo reddito è inferiore a 4.800 euro annui ;
- lavoro per 8 mesi (4 se hai fino a 25 anni compiuti o, se in possesso di diploma universitario di laurea, fino a 29 anni compiuti);
Questo è già un primo fondamentale distinguo per capire la differenza tra disoccupato e inoccupato, secondo cui invece è impossibile maturare il diritto di percepimento dell’assegno di sussidio.
Inoccupato: che cosa significa?
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Se non avete ancora mai vissuto un’esperienza lavorativa di nessun tipo (autonoma o subordinata) ma siete alla disperata ricerca di assunzione, allora siete ufficialmente degli inoccupati. Quando, cosa che vi consigliamo di fare, vi iscriverete al centro dell’impiego, sarete indicati non come disoccupati ma come inoccupati, specialmente se rientrate nel loro archivio per più di 12 o 6 mesi e siete giovani. Mettendola in altri termini, l’inoccupazione precede la disoccupazione.
Inoccupato è anche chi non ha mai sperimentato il mondo del lavoro ed è a caccia della mitologica “prima esperienza”. A differenza di un disoccupato, dunque, non ha diritto ad alcuna particolare agevolazione statale.
Inoccupato riconosciuto come disoccupato
Facciamo un ulteriore sforzo: se è vero che l’inoccupato non può godere del sussidio di disoccupazione, infatti, lo è altrettanto il fatto che possa richiedere il riconoscimento di disoccupazione. Come mai? Perché è lampante che chi è inoccupato non può accedere all’indennità da disoccupazione, ma lo stesso può assumere lo status di disoccupato presentando la domanda in presenza di determinati requisiti.
Le condizioni per cui un inoccupato può diventare disoccupato
Vediamo a quali particolari condizioni un inoccupato può diventare disoccupato:
- con la consegna della dichiarazione di immediata disponibilità (Did) presso un Centro per l’Impiego o al nuovo portale Anpal, nella quale si attesta la disponibilità per svolgere attività formative e lavorative;
- nell’arco di 15 giorni dalla vostra presentazione della Did dovrete recarvi al Centro per l’Impiego per lasciare il vostro autografo e siglare il patto di servizio, cioè il progetto che comprende la messa a punto di attività personalizzate con l’obiettivo finale della ricerca di un nuovo impiego.
Tutti questi fattori permetteranno all’inoccupato di essere riconosciuto come disoccupato. E’ uno stato che prevede l’assistenza statale nel trovare una collocazione (scordatevi comunque l’indennità relativa).
Inoccupato e disoccupato: cosa cambia con il Jobs Act
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Questo gap nel trattamento delle due categorie è stato ridotto di un poco grazie ad alcuni provvedimenti previsti dal Jobs Act. Uno degli interventi disposti è proprio quello di superare le disparità tra chi è privo di occupazione (e non l’ha mai avuta) e il disoccupato “classico”. Per essere più precisi, il provvedimento ha determinato che “le norme nazionali o regionali ed i regolamenti comunali che condizionano prestazioni di carattere sociale allo stato di disoccupazione si intendono riferite alla condizione di non occupazione”.
A questo proposito, per indagare anche l’effetto di questa disposizione, il Tribunale di Roma ha pronunciato una sentenza che ha rivoluzionato in parte la condizione degli inoccupati: ora godono del riconoscimento del diritto all’esenzione dal ticket sanitario per medicine ed esami medici.
Disoccupato o inattivo?
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Esiste anche una terza definizione a complicare la situazione terminologica. Tra il disoccupato e l’inoccupato si trova l’inattivo. Si tratta di una categoria che risulta scollegata in realtà rispetto alle due precedenti. Gli inattivi sono tutti coloro che non sono alla ricerca di un’occupazione, pur non avendone una.
Ancora più precisamente, sono considerati inattivi gli individui che non sono operativi nella caccia di un nuovo impiego, ma che:
- non hanno cercato lavoro nelle quattro settimane precedenti a quella presa come riferimento;
- sono intenzionati a non cercare lavoro nelle due settimane successive a quella di riferimento.
Non è una cosa superflua quella di mantenere separate l’inattività e la disoccupazione, anche per non rischiare di falsare la raccolta dati che andranno poi a determinare i risultati statistici sull’occupazione. E’ vero che spesso sentite parlare alla televisione di “diminuzione della disoccupazione”, ma non perché effettivamente le offerte lavorative siano aumentate, ma piuttosto perché cresce il numero di coloro che si trasformano in inattivi e quindi non mostrano neppure più interesse nel trovare un nuovo impiego, soprattutto perché colpiti dalla rassegnazione.