L’acronimo STEM (Sciences, Technology, Engineering and Mathematics) sta cominciando ad entrare nel dibattito sulla parità di genere. Eh sì, perché le donne scienziate o appassionate di tecnologia sono ancora viste come delle “intruse” in un mondo ancora fortemente maschile.
Uno dei pregiudizi più diffusi è che alle bambine non piacciano le materie scientifiche e che non vi siano portate. Nulla di più falso: nel corso del ciclo di istruzione primaria le bambine si dimostrano appassionate di STEM, interesse che diminuisce nel corso degli anni, probabilmente a causa anche della mancanza di incoraggiamento e degli stereotipi di genere, delle aspettative della società e dei genitori e dei modelli di comportamento che ancora siamo portati a seguire, più o meno consciamente. Basti pensare che le donne laureate in computer sciences al Politecnico di Milano sono solo il 18% del totale, mentre le iscritte alla facoltà di ingegneria della stessa università sono un misero 9%.
Donne e STEM: le iniziative
Eppure il contributo delle donne, in questo ambito come in molti altri, sarebbe sicuramente prezioso e proprio per questo motivo negli ultimi tempi sono sempre di più le iniziative che vedono protagoniste donne e STEM. Impossibile non citare, ad esempio, il progetto basato sul coding lanciato da Reshma Saujani, attivista e politica statunitense che nel 2012 ha ideato Girls Who Code, un’organizzazione non profit di rilevanza internazionale che ha l’ambizioso obiettivo di avvicinare le ragazze al mondo della programmazione.
Anche UN Woman, la divisione Onu che si occupa della parità di genere, collabora con diversi governi in tutto il mondo per colmare questo divario, impegnandosi tramite l’agenda Onu 2030 a “costruire infrastrutture resilienti, promuovere un’industrializzazione inclusiva e sostenibile e promuovere l’innovazione”. Questo sarà possibile grazie ad una strategia basata sui Women’s Empowerement Principles, che offrono alle aziende e alle istituzioni gli strumenti per potenziare la presenza femminile nei posti di lavoro.
Dal globale al locale: anche la Regione Piemonte ha in cantiere un progetto per promuovere e potenziare il binomio donne e STEM. Si tratta di un’iniziativa che durerà fino alla fine del 2020 e che ha l’obiettivo di avvicinare le giovani generazioni femminili ai percorsi formativi e alle carriere legate alle discipline scientifiche, tecnologiche e matematiche.
A maggio 2019, poi, si è svolta la maratona “Stem in the city”, l’evento annuale organizzato del Comune di Milano per avvicinare le studentesse alle materie scientifiche, che vede la collaborazione di partner come Microsoft, da sempre particolarmente sensibile a questa tematica.
In particolare, il colosso ha contribuito organizzando workshop e corsi di formazione dedicati ai nuovi trend digitali per incoraggiare le studentesse ad intraprendere questo tipo di percorsi in ambiti che sono in costante crescita ma in cui vige ancora il monopolio maschile.
Donne e STEM, gli esempi a cui ispirarsi
I modelli a cui le bambine si possono ispirare non mancano di sicuro: il mondo della scienza, della tecnologia e della medicina conta molte donne eccellenti che possono essere di esempio alle nuove generazioni; il problema è che spesso le loro storie sono tenute nell’ombra o non hanno comunque avuto la risonanza che avrebbero meritato.
Qualche esempio?
– Ada Lovelace, la “mamma” dei computer. Questa matematica inglese ha ideato, tra le altre cose, un algoritmo pensato espressamente per ideare una macchina e, proprio per questo motivo, Ada è ricordata come la prima programmatrice di computer al mondo.
– Samantha Cristoforetti e il record femminile di permanenza nello spazio. Samantha Cristoforetti non ha bisogno di presentazioni: ingegnere, aviatrice e astronauta italiana, è stata la prima donna italiana a far parte degli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e ha conseguito ufficialmente il record europeo e quello femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo.
– Margherita Hack, la “donna delle stelle”. Questa astrofisica è stata la prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste: dal 1964 al 1987 lo ha portato ad avere fama internazionale. Non solo: Margherita Hack è stata anche membro di prestigiose società fisiche e astronomiche, ha collaborato con l’Esa e la Nasa e ha pubblicato numerosi libri e articoli su riviste internazionali.
Ogni donna può agire nel suo piccolo per contribuire a rendere il binomio donne-STEM sempre più forte. Cosa aspetti? Iniziamo a rompere ogni stereotipo di genere per costruire una società giusta ed equa, fondata sulle pari opportunità.
Francesca Scarabelli