la parola
ai professionisti

l'autore

REALIZZA
ESÈRCITATI A PENSARE POSITIVO

la parola ai professionisti

ESÈRCITATI A PENSARE POSITIVO

Avere un’attitudine positiva nel quotidiano, anche nei frangenti più sfidanti, è certamente un talento. Si apprende soprattutto da bambini quando, se siamo fortunati, facciamo nostra la fiducia che gli adulti ci trasmettono riguardo le nostre capacità.

In questo articolo

La maggior parte di noi matura invece un atteggiamento diffidente verso il futuro che si traduce in una serie di convinzioni limitanti.

Quella che potremmo chiamare la fiducia nel processo della vita – un misto di autostima, capacità di aprirsi agli altri con sicurezza e la convinzione che la felicità e la gioia siano destino di ogni essere umano – non si riconquista dalla sera alla mattina. Possiamo però iniziare a lavorare sui nostri pensieri, smascherare la negatività e allenarci a mettere “le lenti rosa” nell’osservare il nostro mondo.

 I PENSIERI SABOTANTI SONO SOLO PENSIERI

I pensieri sabotanti sono le voci di quelle parti di noi che durante l’età della crescita si sono assunte l’incarico di difenderci dalle minacce del mondo. È per questo che si comportano in maniera infantile: urlano, sbraitano e soprattutto fanno in modo che non ci sia spazio per qualcos’altro che non sia occuparsi di loro (hai provato a stare nella stessa stanza in cui piange un bambino piccolo? Ecco…).

Smascherare un pensiero negativo è tutto sommato facile, soprattutto se ti alleni a rimanere presente a te stesso (in una parola, mindful).

I pensieri sabotanti generalizzano. Usano parole tabù per qualunque coach, come “sempre”, “mai”, ”tutti”, “nessuno” e avverbi come “normalmente”, “ovviamente”, etc. che ti portano ad estendere nel tempo e nello spazio un fatto problematico contingente. Inoltre si riferiscono a te come una persona completamente sbagliata e non all’errore o problema circostanziato di questo momento. Quindi, quando capisci che ti stai dicendo qualcosa che somiglia a “sono un fallimento”, “ovviamente sono arrivata ultima”, “si sono accorti che sono il solito incapace” sai che sei in presenza di pensieri negativi.

I pensieri sabotanti estremizzano. Sei stato distratto nella redazione di un documento, “quindi il tuo capo ti licenzierà e non troverai mai più un lavoro decente” è un esempio di estremizzazione, se ci rifletti, non così infrequente come potresti credere. Ma attenzione, l’opposto troppo positivo non è meno manipolativo ed è causa di un conflitto interiore altrettanto sfibrante.

I pensieri sabotanti ti bloccano (o ti fanno esplodere). Le convinzioni generiche ed estreme portano spesso a conclusioni tanto semplici quanto sofferte e spesso inefficaci: non fare assolutamente nulla, oppure buttarsi a capofitto, magari con una furia cieca. Si tratta delle due tipiche modalità in cui l’essere umano perde il controllo: quelle che Porges chiama con una terminologia particolarmente comprensibile, “la zona blu” (congelamento “freezing”) o “rossa” (iperattivazione o “arousal”).

La meditazione, e in generale una costante attenzione alle nostre sensazioni, emozioni e pensieri, è l’allenamento fondamentale per riconoscere in anticipo le nostre tendenze e prevenire gli effetti.

Un esercizio utile può anche essere fare un inventario delle situazioni o comportamenti degli altri che ci portano fuori controllo in modo da “vederli arrivare” con un certo anticipo.

pensa diversamente
Photo by Ivan Bertolazzi from Pexels

ALLENARSI AL PENSIERO RAZIONALE

 Quali sono i fenomeni contingenti del passato che hanno determinato quello specifico fallimento?  Quali sono i rischi oggettivi del futuro progetto? E in questo preciso momento, cosa ti minaccia?

In particolare, come dice Edgar Tolle in “The Power of Now”, probabilmente va tutto bene, ed io stesso uso la tecnica che propone di (aggiungo io: prendere tre bei respiri e) focalizzarsi sulla sensazione e la considerazione che niente ci minaccia in questo preciso istante, le ore x del giorno y.

Come quando hai attivato il mèntore interiore (vedi articolo sul censore), applica a te tutte le risorse di comprensione, rispetto e cura che useresti con un amico, ma soprattutto attieniti ai fatti ed affronta i pensieri negativi. Se un problema c’è, potrai occupartene con calma e serenità, se il problema non esiste, potrai invece mettere da parte le pre-occupazioni ed andare avanti.

TRADURRE I PENSIERI NEGATIVI IN CONVINZIONI POSITIVE

 In un processo di coaching individuiamo e affrontiamo una per una le convinzioni negative: esse, come abbiamo visto, hanno una funzione difensiva e non vanno trattate come nemici. Tuttavia puoi usare delle strategie di breve periodo iniziando a tradurre quei pensieri negativi che hai smascherato insieme al coach, oppure dopo un “giro nella zona blu o nella zona rossa”, in pensieri positivi.

pensiero positivo
Foto di John Hain da Pixabay

Il potere delle affermazioni positive.

 Come avrai capito non si tratta di passare da un eccesso all’altro, ma di prendere atto delle possibilità tue e del contesto, con uno spirito di ottimismo misto a senso di realtà che il precursore della psicologia positiva Tal Ben-Shahar chiama ottimalismo.

Quindi:

  • un pensiero di mancanza di adeguatezza come “sono un fallimento”, diventa “ho tutte le capacità per riuscire”;
  • l’ansia da prestazione come “ovviamente sono arrivata ultima” si trasforma in “ho la stoffa per arrivare prima, e con l’allenamento e i consigli ci riuscirò”
  • la paura del giudizio degli altri tipo “si sono accorti che sono il solito incapace” si converte in “ho il massimo della preparazione e dell’impegno e le persone che lavorano con me lo notano e lo apprezzano”.

Può sembrare un esercizio un po’ naif, ma in realtà questo focus sul positivo ha l’effetto di portare la mente a considerare le possibilità reali e mettere in campo le risorse disponibili, sia interiori che nel contesto, che i pensieri negativi tendono a mettere in ombra.

 Impara a comunicare a te stesso (e agli altri) con rispetto.

 Tornando all’esempio: hai commesso un errore nel redigere un documento, si attiva in te il pensiero negativo, ma prendi un attimo le distanze e ti dici: «sì, ho commesso un errore nel documento. Di solito sono preciso, ma stavolta mi sono distratto rispondendo alle telefonate dei colleghi. D’altronde avevano bisogno di dati urgenti prima della riunione con il cliente. Ora chiamo il capo e gli dico che mi dispiace, ma non può fare affidamento sulla versione che ho appena mandato. Tempo massimo un’ora e gli manderò una versione corretta».

Per approfondimenti sulle polarità in neuroscienze e sullo sviluppo del testimone interiore:

[amazon box=”8898991606,8895012275,8863862192″ grid=”3″]

Se sei interessato a svolgere degli esercizi mirati o intraprendere un processo di coaching per individuare e rafforzare le tue soft skill, puoi contattarmi qui:

Potrebbero interessarti anche...
porospettiva-nel-colloquio-di-lavoro
shame
_selezioneValori
trasformare amici in alleati