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Franchising, come scegliere l’attività giusta

Franchising, come scegliere l’attività giusta

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Mettersi in proprio, ma senza affrontare tutti i rischi che comporta l’aprire un’attività in proprio. E’ proprio per questo motivo che il franchising, o affiliazione commerciale, riscuote tanto successo: nato negli anni Trenta come formula da applicare al campo della ristorazione, questo modello si è via via allargato a quasi tutti i settori commerciali, dalla moda all’arredamento, dalle librerie ai servizi informatici fino ai servizi di consulenze. Attualmente, solo in Italia, si contano circa un migliaio di marchi in franchising, che danno lavoro a 180.000 persone.

In pratica il franchising, regolamentato in Italia dalla Legge 6 maggio 2004, n. 129, è un accordo di collaborazione tra un’azienda consolidata e un affiliato, chiamato anche franchisee, che può commercializzare i prodotti o i servizi dell’azienda madre avvalendosi della sua immagine e usufruendo di assistenza tecnica e consulenze; in cambio dovrà rispettare gli standard di qualità richiesti. Di norma l’affiliante richiede al franchisee il pagamento di una commissione di ingresso (fee) e di una percentuale sul fatturato.
Il franchisee si può dunque considerare un imprenditore a tutti gli effetti, anche se tenuto a seguire le direttive dell’azienda affiliante. La sua mentalità e le sue caratteristiche devono quindi essere tipiche di chi lavora in proprio: buona capacità di prendere decisioni in maniera autonoma, spirito imprenditoriale, buona conoscenza del settore in cui si opera, predisposizione al contatto con il cliente e, non da ultimo, una certa competenza in campo fiscale (anche se è comunque necessario il supporto di un buon commercialista). Al tempo stesso, come già detto, ci sono alcune limitazioni come, ad esempio, l’obbligo di partecipare alle iniziative di marketing del franchisor o di rendere conto a quest’ultimo delle proprie attività e dei propri incassi; prima di investire in questo tipo di  attività bisogna quindi valutare attentamente se si hanno le caratteristiche adatte.

Ma, visto il moltiplicarsi di marchi, come scegliere l’attività in cui investire? Uno strumento utile per venire in contatto con il maggior numero di realtà è quello delle fiere di settore; i principali appuntamenti fissi sono il Salone del Franchising che si tiene ogni autunno a Milano e Roma Expo Franchising, in programma in primavera nella Capitale.
Il settore in cui si opererà andrebbe scelto in base alle proprie passioni e predisposizioni personali e non in base al fee d’ingresso o alla prospettiva di maggiori guadagni, proprio perché la motivazione, in un’attività autonoma, può fare la differenza. Una volta scelto il campo di applicazione bisogna valutare il maggior numero di proposte, per poi concentrarsi su tre o quattro marchi sui quali condurre un’analisi più approfondita prendendo in considerazione voci specifiche come l’importo del fee d’ingresso, l’investimento necessario per l’inizio dell’attività, le modalità per il pagamento delle royalties, i servizi di formazione e di assistenza che verranno forniti, la durata del contratto e le condizioni di rinnovo e di recessione dell’attività.

Ci sono altre variabili di cui tenere conto nella scelta del franchisor ideale. Una di queste può essere il numero di punti pilota in cui l’attività è già stata testata per verificare la validità dell’idea di business. Altri fattori da considerare sono la notorietà del marchio, il numero di punti vendita, gli anni di attività, la presenza di un numero verde per il contatto con gli affiliati. Per farsi un’idea della reputazione e del modo di operare dell’azienda è sufficiente navigare su siti e forum per vedere i commenti degli utenti; si può anche contattare altri affiliati dello stesso franchisor e chiedere il loro parere. Il passo successivo è quello di provare a interagire con l’azienda, magari tramite email, per verificare i tempi di risposta. E’ bene sapere che la legge sul franchising prevede che vengano forniti i bilanci al potenziale affiliato; altro dato importante da tenere in considerazione è il numero di punti vendita chiusi nell’ultimo periodo.

Almeno un mese prima della stipula del contratto, il franchisor professionale fornisce all’aspirante affiliato un documento dove sono riportate tutte le informazioni relative all’attività che si intende intraprendere, oltre al numero dei punti affiliati e di quelli gestiti in proprio e le variazioni di questi numeri di anno in anno.
Diffidate di chi ha troppa fretta di farvi concludere il contratto: solitamente un buon franchisor valuta attentamente le qualità del candidato e la zona scelta per il nuovo punto vendita per tutelare la reputazione del marchio che rappresenta. Prima della firma sarebbe infine consigliabile valutare tutti i dati raccolti insieme ad un commercialista.

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