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Gestione separata Inps, i nuovi requisiti per malattia, maternità e disoccupazione
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Gestione separata Inps, i nuovi requisiti per malattia, maternità e disoccupazione

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La Gestione separata ha cambiato un po' aspetto con le nuove riforme per il 2019: che cosa aspetta i lavoratori iscritti in caso di maternità, malattia e disoccupazione? Scopriamolo insieme!

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Sembra già di essere dei sognatori a parlare di posto fisso e contratti a tempo indeterminato. Cosa succede se parliamo di gestione separata Inps? Non mettetevi a ridere: questa opzione infatti interesserà presto anche voi, sia che si parli di cosa è previsto in caso di malattia sia che si discuta di maternità e disoccupazione (Dis-coll). Fate conto di aver finalmente trovato lavoro, di aver firmato il contratto e aver stretto tra le mani la prima busta paga. Perfetto: la gestione separata è una cosa che vi compete, per cui è meglio saperne il più possibile al riguardo. Anche perché, ultimamente, la legge ha cambiato un po’ le carte in tavola. Addentriamoci insieme in questo universo parallelo.

Gestione separata: siamo sicuri di sapere cosa sia?

Il primo step, sicuramente, è quello di partire informati: che cos’è la gestione separata? Perché, se è vero che molti lettori conoscono già questo tema, lo è altrettanto il fatto che tanti devono ancora muovere i primi passi nel mercato del lavoro. Per loro facciamo questa breve introduzione esplicativa (e poi, diciamola tutta, un ripassino anche per chi crede di aver già capito tutto non guasta).

Dunque, la Gestione separata in sintesi è il fondo pensionistico che ha visto la sua nascita nel 1995 con la Riforma Dini, legge 335/1995 e dal Dm 282/1996. E’ una cassa alimentata dal versamento dei contributi obbligatori dei lavoratori assicurati. A questa istituzione devono quindi iscriversi tutti i lavoratori autonomi che non appartengono ad altre Casse professionali.

Infatti, il principio che sta alla base della Gestione separata è proprio quella di proteggere, per quanto riguarda le misure previdenziali, tutti i professionisti e i freelance che non possono contare su una cassa previdenziale specifica a cui riferirsi.

Per fare un esempio concreto e capire bene: un giornalista (pubblicista o professionista che sia) sarà iscritto alla cassa legata all’ordine (Inpgi 1 o 2) e quindi avrà un iter diverso rispetto alla gestione separata Inps. La quale, al momento, conta tra gli iscritti quasi un milione di lavoratori attivi e, di questi, circa 350.000 professionisti hanno la partita Iva.

Quali sono le novità per gli iscritti alla Gestione separata Inps

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Pixabay | OpenClipart-Vectors

Per avere accesso alle condizioni di malattia, maternità e disoccupazione Dis-coll bisogna affidarsi ai nuovi requisiti fissati con la pubblicazione del Decreto Legge n.101/2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Le modalità sono cambiate rispetto a prima e in generale sono buone notizie: sono infatti aumentate le tutele per alcune categorie di lavoratori.

Gli importi sono stati aggiornati al 2019, in relazione agli stipendi medi convenzionali e alle minime retribuzioni. Per quanto riguarda le novità, gli importi hanno registrato un aumento generale, dovuto a una variazione percentuale dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, stimata dall’Istat.

Gestione separata: news sull’indennità di malattia

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Per i lavoratori parasubordinati iscritti alla Gestione separata, ecco alcune novità per l’anno nuovo: le aliquote che interessano il calcolo della misura di indennità di malattia giornaliera, compresa la degenza ospedaliera, sono raddoppiate. E dunque ecco il risultato finale in seguito alle recenti modifiche: l’indennità è riconosciuta in base alle aliquote dell 8%, 12% e 16%. Questo influisce sull’importo ottenuto con la divisione del massimale contributivo per 365 giorni. E’ un calcolo che si basa sui mesi di contributi versati durante i 12 mesi che hanno preceduto lo stesso periodo di malattia.

Per esser più precisi

L’8% spetta sino a 4 mesi di contribuzione, mentre il 12% scatta dai 5 agli 8 mesi. Infine, il 16% comprende dai 9 a 12 mesi contributivi. Parlando delle aliquote che riferiscono all’indennità della degenza ospedaliera, invece, variano verso il 16%, 24% e 36%, con un calcolo dell’importo determinato dalla stessa regola aritmetica che abbiamo viso prima per la  malattia.

Maternità e Gestione separata: le novità

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Pixabay | RimaE

Per le donne lavoratrici iscritte alla Gestione separata, l’indennità spetta nei modi seguenti: le collaboratrici coordinate e continuative e le freelance dovranno versare un’aggiunta ai contributi dello 0,72% al mese durante i 12 mesi che precedono il parto e poi nei 2 mesi successivi.

Ma la maternità non è qualcosa che riguarda solo le donne: infatti, per i padri nelle stesse condizioni contrattuali (collaboratori e liberi professionisti) il versamento e le tempistiche rispecchiano quelle del genere femminile. Infine, tenete presente che per le iscritte alla Gestione separata la maternità è riconosciuta per 5 mesi. Ripartiti, più nel dettaglio si tratta dei 2 mesi che precedono il parto e poi i 3 mesi successivi.

Dulcis in fundo: la disoccupazione Dis-coll con la nuova Gestione separata

Prima di vedere cosa prevedono le novità apportate per questa misura dalla Gestione separata, vediamo che cosa significa il termine Dis-coll: è una particolare indennità di disoccupazione nata con il Jobs Act che riguarda tutti i lavoratori parasubordinati. Questa categoria comprende chi lavora sotto contratto di collaborazione coordinativa, così come chi svolge un dottorato di ricerca usufruendo di una borsa di studio. Anche chi incassa un assegno di ricerca è iscritto in via eccezionale alla Gestione separata, seppur non sia titolare di partita Iva o di una pensione.

Proprio per questi ultimi, l’accesso a questa misura è permesso se sono presenti determinate condizioni, ovvero l’aver goduto di almeno tre mesi di contributi versati nella parentesi tra il primo gennaio (anno solare) e la cessazione del rapporto di lavoro. Con le novità nate col Decreto Legge n.101/2019, questo parametro è stato ridotto. Dunque i tre mesi sono diventati solo uno ed è così più facile accedere all’ottenimento della disoccupazione per tutti i richiedenti.

Questi soggetti, per poter accedere alla misura, devono godere di almeno tre mesi di contributi, versati però tra il 1° gennaio dell’anno solare che precede la cessazione del rapporto di lavoro ed il medesimo evento. Con le novità introdotte dal Decreto Legge n.101/2019 si è avuta la riduzione della contribuzione necessaria, passando da 3 ad 1 mese e andando così a rendere più semplice l’accesso all’erogazione della disoccupazione prevista per tutti i beneficiari.

Questo è tutto: le notizie aggiornate le trovate sempre su MondoLavoro. Ora che avete tutto più chiaro, potrete fare i calcoli a casa vostra!

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