Gli studenti di Lingue Straniere negli ultimi anni, escono dalle aule degli atenei universitari senza sapere che direzione prendere esattamente. Ebbene, perché non dirigervi verso una diversa tipologia di aule? Quelle di Tribunale per essere chiari. Le lingue le sapete già, ovviamente, dunque vi sarà sufficiente qualche studio in più (un corso, una breve specializzazione…) per apprendere al meglio la terminologia legale e giuridica e il gioco è fatto. Davanti a voi si formerà una concreta opportunità lavorativa: il traduttore, nello specifico quello conosciuto come “giurato”, rappresenta un profilo sempre richiesto. Molta richiesta… ma anche altrettanta concorrenza, d’altra parte. Per cui fatevi trovare preparati se avete intenzione di fare il traduttore legale-giuridico “da grandi”.
Come essere competitivi? Fate molta gavetta, iniziate il prima possibile: in questo modo, potrete farvi conoscere nell’ambiente. Inoltre, puntate possibilmente sull’acquisizione di lingue il più possibile competitive (vale a dire richieste dal mercato ma non necessariamente conosciute da molti: il cinese è decisamente una di queste!)
Ma facciamo un passo indietro: prima di capire se e come intraprendere questa professione, naturalmente è bene chiarire chi è il traduttore di cui stiamo parlando oggi sulle pagine di Mondolavoro. Il traduttore che lavora nelle aule di Tribunale è definito da un termine specifico: si tratta del traduttore “giurato”, in quanto in effetti fa molto di più che tradurre dentro le corti. Questo professionista, infatti, deve necessariamente essere iscritto presso specifici albi di categoria delle Camere di Commercio, dei Tribunali oppure di entrambi, proprio perché le sue funzioni riguardano:
- la traduzione di documenti di tipo amministrativo (che siano pubblici, privati o accademici)
- la traduzione di documenti notarili
- nonché la traduzione di documenti giudiziari sempre e comunque sottoscrivendo in presenza di un funzionario preposto la corrispondenza degli atti da lui tradotti con gli originali.
In gergo, egli pratica traduzioni giurate o asseverate, che possono essere impiegate nell’ambito di procedimenti civili o penale.
Il traduttore, come i colleghi che lavorano in altri settori, può lavorare tanto nelle veci di collaboratore, che come dipendente di agenzie specializzate o come libero professionista (o freelance, che dir si voglia), offrendo i suoi sevizi di traduzione a privati o al Tribunale. Il traduttore non è più semplicemente “giurato” in questo caso, bensì “Consulente Tecnico del Giudice” e per potere svolgere tale impiego deve essere necessariamente iscritto presso gli elenchi dei Consulenti e Tecnici di Ufficio (sigla CTU) del Tribunale presso il quale lavora o, in alternativa, ha intenzione di iniziare a lavorare.
Il lato negativo dei CTU: coloro i quali volessero entrare a farne parte, dovrebbero essere ben consci del fatto che prima di vedersi assegnato un incarico potrebbero dover attendere diversi mesi o, nel peggiore dei casi, anni. Questo succede per il semplice fatto che i magistrati italiani – giustificati o meno – preferiscono affidarsi a professionisti della traduzione con i quali abbiano già lavorato in precedenza, instaurando quindi un rapporto di collaborazione e soprattutto di fiducia (vista la delicatezza dei testi da tradurre).
Il traduttore – rimanendo sulla questione delle sue mansioni – può svolgere il proprio impiego in diretta, ovvero in aula e perciò sotto giuramento (si tratta di interpretariato); oppure da casa o in ufficio, lavorando su traduzioni scritte da consegnare in seguito al committente che le ha richieste (privato e pubblico) o al Tribunale. Questo secondo caso prevede che il traduttore si rechi presso la cancelleria competente portando con sé il testo originale accompagnato da:
- la traduzione
- le marche da bollo richieste
- la lettera d’incarico firmata (la quale riportare i suoi dati, specificare la tipologia del testo, la coppia linguistica, la data di inizio e di fine del lavoro)
Requisiti richiesti per divenire traduttore/interprete giurato:
- dimostrare la conoscenza di una o più lingue straniere (tramite corsi certificati o, meglio ancora, una laurea in Lingue Letterature e Culture straniere; o perché si è madrelingua o addirittura bilingue)
- sostenere l’esame di idoneità delle singole Camere di Commercio (la richiesta va fatta presso lo sportello preposto della Camera di Commercio di competenza; l’esame è fissato a cadenza programmata e gli iscritti sono convocati d’ufficio alla prima sessione utile)
- successiva iscrizione all’Albo dei Traduttori Giurati ed Interpretariato istituito presso le stesse (previo il suddetto esame).