La fuga dei cervelli, si diceva una volta. Oggi è semplicemente la fuga dei giovani italiani demotivati e rassegnati che, timorosi di non trovare sbocchi lavorativi nel proprio paese, optano per l’estero. La crisi imperversa a livello mondiale, questo è vero, ma va detto che, malgrado non si riesca a trovare l’impiego della propria vita, scegliendo di lavorare in terre straniere si potrà fare tesoro di un’esperienza valida, spesso unica, imparando una lingua diversa e un altro modo di rapportarsi al lavoro e al mondo in generale.
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Insegnare italiano all’estero sembra essere una delle soluzioni più gettonate di questi tempi, in particolar modo fra gli studenti, ma anche fra i laureati (in Lingue e materie affini in primis). Andare in Sud America, in Asia o restare anche nel Vecchio Continente per diffondere i fondamenti della lingua italiana (grammatica, sintassi, conversazione base…) – a bambini ed adulti – è diventata una soluzione alle difficoltà del nostro mercato del lavoro. Un’esperienza lavorativo e un periodo irripetibile di formazione. Oltre alla persona, insomma, ci guadagna anche il curriculum vitae.
Dipendentemente dall’età e dall’eventuale titolo di studio di cui si è in possesso, le opportunità che si offrono a chi sceglie di insegnare italiano all’estero sono varie e spesso includono persino qualche agevolazione economica, come sovvenzioni e borse di studio. Nella maggior parte dei casi, questi aiuti finanziari provengono dal Ministero della Pubblica Istruzione (per maggiori informazioni: assistentilingue@istruzione.it) o dal Ministero degli Affari Esteri (per maggiori informazioni: relazioni.pubblico@esteri.it).
A seconda del ruolo che si vuole svolgere per insegnare italiano all’estero, le modalità da seguire e i posti disponibili variano. Principalmente, le mansioni possono essere suddivise in quattro figure.
Assistenti di lingua. Questi collaboratori linguistici assistono, come si evince dal nome, i docenti nel loro lavoro, all’interno di istituti diversi per ordine e grado (tuttavia, mai universitari). Supervisionato dall’insegnante di italiano della scuola (e quindi originario del paese), l’assistente si occupa principalmente di guidare la conversazione. Requisiti: essere disponibili almeno per un anno scolastico; essere laureati o iscritti almeno al terzo anno di Lingue e culture moderne, Lettere o Scienze della mediazione linguistica, naturalmente vale anche la scuola di Interpreti e Traduttori.
Lettori. La posizione è molto simile a quella dell’assistente, ma impiegata presso gli atenei universitari, di conseguenza la laurea è requisito necessario, così come è obbligatorio dimostrare di essere un docente di ruolo in Italia.
Docenti presso scuole. Ovvero, supplenti che vanno a insegnare italiano all’estero. Requisiti: entrare nelle apposite graduatorie ministeriali che fanno riferimento alle scuole italiane nel mondo, aggiornate ogni tre anni… Come in Italia, però, la vita da supplente è sempre un po’ impegnativa.
Docenti presso istituti di cultura… italiana s’intende, presente nelle maggiori città in tutto il mondo (da New York a Tokyo). Bisogna passare attraverso un concorso pubblico; possedere una laurea attinente con una votazione di almeno 110/110; essere disponibili per un anno.
Buona parte dei concorsi e bandi sono reperibili presso il sito della Gazzetta Ufficiale. Altri indirizzi utili sono quelli del MIUR, del Ministero dell’Istruzione e di quello degli Esteri, quest’ultimo offre anche una lista delle scuole dove insegnare italiano all’estero.