La ricerca serve a incrementare le conoscenze, a mettere a punto nuove metodologie e nuovi strumenti, a creare nuove imprese (spin-off). E non stiamo parlando solo di ricerca universitaria ma anche di quella portata avanti da organismi pubblici come il Cnr in Italia che promuove convegni, organizza corsi, realizza articoli e pubblica libri, che insegna nelle Università e, non da ultimo, si impegna a fornire risposte a quesiti scientifici in occasione di eventi particolari posti all’attenzione dei cittadini come fenomeni ambientali e climatici.
Lavorare nella ricerca: possibilità in Italia
Eppure nessuno si stupirà se affermiamo che in Italia si è fatto e si fa poco per creare opportunità di lavoro nella ricerca che siano facilmente accessibili, economicamente premianti e adeguate in quanto a finanziamenti stanziati. All’estero si sta decisamente meglio: stipendi più alti, maggiori opportunità di lavoro nella ricerca. La cosiddetta “fuga di cervelli” non è mai terminata: l’Icom, istituto per la competitività, ha calcolato in una recente indagine che negli ultimi 20 anni l’Italia ha perso circa 4 miliardi di euro, cifra corrispondente alle 155 domande di brevetto depositate nelle quali l’inventore principale è nella lista dei top 20 italiani all’estero e ad altri 301 brevetti ai quali, diversi ricercatori italiani emigrati all’estero, hanno contribuito come membri del team di ricerca. Tali brevetti sono arrivati in vent’anni a un valore vicino ai 4 miliardi euro. Per sintetizzare: se questi cervelli fossero rimasti in Italia, se avessero avuto maggiori opportunità di lavoro nella ricerca, il nostro Paese sarebbe oggi più ricco e competitivo.
Quali prospettive, allora, per chi rimane? Quali le opportunità di lavoro nella ricerca? Non tutto sembra perduto: nonostante la scarsità di stanziamenti e di “cervelli” che scelgono di rimanere in Italia sembra che i nostri ricercatori siano altamente produttivi, facendo addirittura risultare la ricerca scientifica italiana superiore alla media dei Paesi europei per indice di produttività.
Come a dire che chi resta si dà da fare e non poco.
Ma quali sono le reali opportunità, in Italia, per trovare lavoro nella ricerca?
E quali sono i riferimenti cui appoggiarsi? Sul web le risorse sono notevoli. Doverose premesse, per trovare lavoro nella ricerca bisogna essere laureati e aver magari conseguito un dottorato di ricerca utile per avviarsi alla carriera universitaria e alla borsa si accede tramite concorso.
I bandi di concorso, finalizzati a trovare opportunità di lavoro nella ricerca, sono banditi da enti universitari ed enti di ricerca. Facciamo qualche esempio: sul sito del Murst, il sito pubblico delle valutazioni comparative per il reclutamento di professori e ricercatori che fa capo al Miur, Ministero dell’istruzione, università e ricerca, si possono ricercare i concorsi indetti per vari tipi di ricercatori: una breve ma esauriente descrizione rimanda poi al sito dell’ente o dell’istituzione che ha indetto il concorso. Opportunità di lavoro nella ricerca anche sul sito del Cnr, il Centro Nazionale delle Ricerche, che prevede una sezione dedicata ai concorsi indetti dallo stesso organismo con elencate nel dettaglio le modalità di partecipazione.
Ogni università, inoltre, prevede in genere una sezione apposita dedicata ai concorsi, basta andare sul sito dell’ateneo e sfogliare tra i bandi e i concorsi. Altre opportunità di lavoro nella ricerca dalla Crui, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, che offre sul suo sito una sezione sui bandi di concorso nelle università aperti anche a persone non interne all’ateneo; inoltre è disponibile un elenco dei bandi di concorso pubblicati dagli atenei italiani.