L’arrivo di un bebè, si sa, è sempre un momento di grande gioia per tutte le famiglie. Una volta metabolizzata la notizia e razionalizzato il tutto, però, è necessario fare i conti con la realtà. Le donne sono ben consapevoli di quanto sia importante documentarsi bene riguardo lavoro e maternità in modo da poter far valere i propri diritti.
Lavoro e maternità: cosa mi spetta e quando? Questa è, con molte probabilità, la domanda che milioni di donne lavoratrici si sono fatte dopo aver scoperto di essere in dolce attesa. Il congedo di maternità obbligatorio è un periodo di 5 mesi (2 mesi precedenti la data indicativa del parto e 3 mesi dopo) nei quali, secondo la legge, la donna deve obbligatoriamente astenersi dal lavoro. Da sottolineare che tale congedo è riconosciuto anche in caso di adozioni o affidamenti di minori. Il congedo di maternità ha valenza per il calcolo dell’anzianità di servizio e, inoltre, viene considerato anche per quanto concerne la determinazione della misura della pensione. Mediante questo congedo si ottiene un’indennità pari all’80% dell’ultimo stipendio percepito per i cinque mesi (in base al contratto si può anche avere l’intero importo), percentuale che può scendere al 30% in caso si faccia la richiesta del congedo parentale facoltativo. Nel caso in cui la lavoratrice è assunta mediante contratto di apprendistato o di formazione, ha diritto alla proroga del contratto per un periodo di tempo equivalente alla durata del congedo di maternità in modo da poter consentire alla diretta interessata di poter completare il periodo di formazione.
La tematica lavoro e maternità è molto ampia: per questo motivo è bene dedicare del tempo per approfondire gli argomenti e le problematiche di maggior interesse in modo da essere preparati ed avere ben chiaro tutto ciò a cui si ha diritto. Da questo punto di vista, ad esempio, le neomamme possono richiedere, in alternativa al congedo parentale, delle ore di riposo giornaliero durante il primo anno di vita del bambino, motivo per cui spesso vengono identificate come ore per l’allattamento. Nello specifico i riposi giornalieri sono 2, sono regolarmente retribuiti ed hanno la durata di un’ora ciascuno. In base alle esigenze, si può usufruire di queste ore in momenti diversi della giornata lavorativa, oppure possono essere richieste in maniera cumulativa. Occorre precisare, però, che nel caso in cui la giornata lavorativa duri solamente 6 ore, si ha diritto solamente ad un’ora di riposo. Durante queste ore di permesso, naturalmente la dipendente può assentarsi dal luogo di lavoro: come è facilmente deducibile, la maggior parte delle donne usufruisce di queste ore per allattare il proprio bambino. Questi permessi hanno validità e possono essere utilizzati durante il primo anno di vita del bambino, anche in caso di adozione o affidamento.
Se desiderate poter trascorrere più tempo con il vostro bambino, potrete infine far ricorso al congedo parentale facoltativo creato appositamente per consentire ai genitori di poter essere maggiormente presenti nella vita del figlio nonostante gli impegni di lavoro. Il permesso consiste in un periodo di 10 mesi di astensione lavorativa da ripartire tra i due genitori: in questo caso, però, si percepirà una percentuale inferiore rispetto all’importo dell’ultimo stipendio ricevuto.
Nel corso degli anni, è evidente, sono stati fatti numerosi passi avanti nell’ambito lavoro e maternità. È importante, però, essere sempre aggiornati sulle ultime novità legislative e i vari provvedimenti in modo da poter fare valere i propri diritti. Un ottimo modo per fare questo oltre che visitare i vari siti e blog tematici è quello di consultare periodicamente il sito ufficiale dell’Inps dove, naturalmente, vengono resi noti i vari aggiornamenti.