I liberi professionisti italiani sono una popolazione eterogenea e in continuo mutamento, suddiviso tra moltissime professioni ordinistiche e non ordinistiche. Il Rapporto 2019 sulle libere professioni in Italia lo passa al setaccio, sottolineandone numeri, tendenze, novità e redditi. Pronti a cominciare?
Quanti liberi professionisti ci sono in Italia?
E’ la prima domanda che ci si pone quando ci si addentra in questo rapporto, ma quanti di voi hanno la risposta? Via aiutiamo noi: sono tanti, davvero tanti. Precisamente stiamo parlando di 1 milione e 400 mila liberi professionisti in Italia, ben il 6% del totale degli occupati in Italia.
E’ poi un numero in forte crescita: dal 2009 al 2018, infatti, c’è stato un aumento di oltre 280 mila unità, equamente suddivisi in tutti gli ambiti professionali. Tra questi, però, si può distinguere il settore socio sanitario, che registra un incremento rapido e significativo: + 53%. Lo seguono a ruota il settore scientifico (+ 38%), i servizi alle imprese (+ 17%), l’area legale (+ 13%), quella amministrativa (+ 8%) e quella del commercio, della finanza e immobiliare (+ 6%).
La distribuzione geografica
Si tratta di numeri e di tendenze che sicuramente ci fanno riflettere. Aggiungiamo un altro tassello a questa serie di dati: questo trend di forte crescita negli ultimi anni (e più precisamente dal 2010 al 2018) ha interessato praticamente tutte le regioni italiane. Fanno eccezione solamente Calabria e Liguria, che registrano rispettivamente un – 8% e un – 4,5%.
Tra le regioni più “veloci”, invece, troviamo le Marche, la Campania, il Molise, il Veneto e le Marche, con un bel +30%.
Focus sulle professioni scientifiche e tecniche
Perchè? Il motivo è semplice: questo ambito comprende circa il 50% di tutti i liberi professionisti in Italia. Fanno parte di questo settore quasi esclusivamente professioni ordinistiche, tra cui spiccano in maniera particolare i professionisti dell’ambito socio – sanitario e dell’assistenza sociale. Stiamo parlando della bellezza di oltre 280 mila persone, che operano in studi medici e odontoiatrici oppure lavorano come psicologi, fisioterapisti, infermieri e tecnici di laboratorio.
Seguono i professionisti dell’area tecnica, con oltre 255 mila unità. A fare la parte del leone, in questo caso, sono Ingegneri, Architetti e Geometri. Con 208 mila professionisti troviamo al terzo posto consulenti del lavoro o fiscali, commercialisti, ragionieri, contabili e professionisti dell’area legale.
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L’identikit del libero professionista italiano
Ma chi sono questi liberi professionisti? Proviamo a tracciarne un identikit. Per prima cosa sono per la maggior parte uomini (64%) con un’età media di circa 47, con un tendenziale aumento di questa età. Per quanto riguarda questo aspetto ci sono comunque differenze anche importanti tra un settore e l’altro. Un esempio? Nel settore scientifico il 23% dei liberi professionisti ha meno di 35 anni, così come il 22% di coloro che esercitano la libera professione nel settore socio sanitario.
All’opposto, nel comparto commercio, finanza e immobiliare si registra un’età media di circa 50 anni e un basso ricambio generazionale.
E i giovani?
I liberi professionisti più giovani si stanno facendo largo nell’area amministrativa, nei servizi alle imprese e nel comparto socio sanitario. In questo settore, in particolar modo, gli under 35 sono schizzati dal 17% del 2011 al 22% del 2018.
C’è però da dire che in alcuni settori una certa seniority dei professionisti che vi operano è un valore aggiunto, anche per il comparto professionale stesso.
Quanto guadagnano i liberi professionisti italiani?
In questa fotografia dei liberi professionisti italiani non poteva certo mancare un dato che di sicuro incuriosisce ognuno di noi: scommettiamo che vi state chiedendo quanto guadagna un libero professionista in Italia. Anche in questo caso, dare una risposta univoca non è così semplice. Vi possiamo però dire che pare che le cose vadano meglio a chi opera in forma societaria rispetto a chi lavora da solo.
Veniamo ai numeri: in totale i liberi professionisti italiani muovono un volume d’affari di 211 milioni di euro all’anno, che costituiscono il 12,2% del Pil totale (dati 2017).
Scendendo più nel dettaglio, per le professioni organizzate in Ordini e Collegi il reddito medio è pari a poco più di 52.000 euro all’anno (la fonte è SOSE, la società che si occupa degli studi di settore partecipata dal Ministero dell’Economia e dalla Banca d’Italia. Come in ogni statistica, però, a dispetto del dato medio c’è chi vede aumentare oppure diminuire le proprie entrate. Dal 2009 al 2017, infatti, le cose non sono andate benissimo per architetti e ingegneri, che vedono colore il proprio reddito medio del 12,8%, mentre festeggiano revisori contabili, periti e consulenti (+ 15%) e i veterinari (+ 32,3%).
In testa alla classifica, però, rimangono i notai, con un reddito medio annuo di oltre 293.000 euro, seguiti da medici, chirurghi e odontoiatri con più di 63.000 euro. Sul terzo gradino del podio resistono gli avvocati con “solo” poco meno di 61.000 euro.
Lo stesso andamento si ha sul fronte delle professioni non ordinistiche, che nello stesso periodo di tempo registrano un calo del reddito medio di chi si occupa di analisi cliniche (- 22,4%) e un aumento di chi opera nel settore delle agenzie di mediazione immobiliare, che registra un bel + 64%.