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Maternità anticipata per lavori a rischio, cosa c’è da sapere
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Maternità anticipata per lavori a rischio, cosa c’è da sapere

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Pexels | Rene Asmussen
Sei in dolce attesa ma sei un po' preoccupata perchè pensi che il tuo lavoro possa mettere a rischio la salute del tuo bambino? Allora sarai contenta di sapere che in alcuni casi lo Stato dà la possibilità di stare a riposo in anticipo e di percepire la stessa indennità riconosciuta durante il congedo di maternità.

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La maternità anticipata viene riconosciuta in caso di: gravidanza a rischio, quando cioè il medico accerta che ci sono dei rischi per la salute della mamma e soprattutto per quella del nascituro.

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Chi può richiedere la maternità anticipata

Possono richiedere la maternità anticipata tutte le future mamme lavoratrici che nell’ambito del loro lavoro svolgono mansioni pesanti oppure rischiose per la propria salute e per quella del bambino. Queste future mamme hanno il diritto di stare a riposo in anticipo e di percepire comunque l’indennità che viene riconosciuta durante il periodo di congedo di maternità.

La maternità anticipata è quindi un diritto che può essere concesso alle gestanti che operano in un ambiente di lavoro non adeguato alle loro condizioni, che risulta quindi pregiudizievole per la gravidanza stessa, oppure per coloro che svolgono attività pericolose, faticose o insalubri.

In quali casi può essere richiesta la maternità anticipata

Come abbiamo visto, la maternità anticipata può essere richiesta nel caso in cui le condizioni di lavoro mettano a rischio la gravidanza della lavoratrice. Ma vediamo più nel dettaglio quali sono le attività considerate a rischio:

  • gravidanza a rischio per gravi complicanze o per problemi persistenti che possono risultare aggravati dalla gravidanza;
  • condizioni di lavoro pregiudizievoli alla salute della donna e del nascituro;
  • lavori a rischio;
  • attività lavorative faticose o insalubri che espongono la futura mamma lavoratrice a rischi per la salute e per la sicurezza.

In particolar modo, l’articolo 7 del D. Lgs 151/01 dice: “E’ vietato adibire le lavoratrici al trasporto e al sollevamento di pesi, nonchè ai lavori pericolosi, faticosi ed insalubri. I lavori pericolosi, faticosi ed insalubri sono indicati dall’articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026, riportato nell’allegato A del presente testo unico”.

Sono quindi comprese tutte le mansioni che comportano lo stare in piedi per molte ore di seguito, il sollevamento di carichi pesanti o l’assunzione di posizioni scomode. L’allegato B della stesso decreto legislativo, invece, elenca i casi in cui è lo stesso ambiente di lavoro a costituire un rischio per la gestante, come nel caso in cui si debbano respirare fumi chimici oppure essere esposte a radiazioni ionizzanti.

Ci sono infine dei lavori considerati pericolosi, come ad esempio quelli nelle forze dell’ordine: le donne in gravidanza non possono quindi essere assegnate al lavoro operativo.

Un’alternativa alla maternità anticipata

Il datore di lavoro, una volta valutati tutti i rischi a cui risulta esposta la lavoratrice in dolce attesa, deve cercare di adottare tutte le misure necessarie per evitare la sua esposizione a queste condizioni ritenute pericolose. Può quindi decidere, ad esempio, di assegnare la lavoratrice ad altre mansioni, anche inferiori ma con la stessa retribuzione, oppure cambiarle reparto o altre soluzioni simili.

congedo parentale

Pixabay | 3907349

I diritti delle donne che richiedono la maternità anticipata per gravidanza a rischio

Queste donne hanno il diritto di conservare il proprio posto di lavoro e la propria retribuzione durante i periodi di astensione pre e post parto. Si tratta di un diritto sancito dalla Legge Italiana e in particolare dal T.U. Maternità e Paternità D. Lgs. 151/01, che concede di anticipare oppure di posticipare il periodo di maternità obbligatoria.
In caso di maternità anticipata o posticipata l’Inps interviene per garantire l’indennità economica a copertura dei mesi di astensione dal lavoro per questi motivi.

Maternità anticipata per lavori a rischio: come fare domanda?

Come fare se proprio non si riesce ad arrivare fino al’ottavo o addirittura al nono mese di gravidanza lavorando? Come presentare la domanda per la maternità anticipata e quali sono le regole Inps per il 2019?

Cominciamo con il dire che il provvedimento di maternità anticipata per lavori a rischio può essere concesso previa richiesta della lavoratrice interessata o dell’azienda. Il Decreto Semplificazioni n.5 del 9 febbraio 2012 ha introdotto nuove regole, secondo le quali a decidere se la donna in gravidanza può smettere di lavorare anticipatamente sono Asl e Direzione territoriale del Lavoro.

I documenti da presentare per richiedere la maternità anticipata 2019 sono un documento di identità, un certificato di gravidanza e una documentazione medica che attesta la gravidanza a rischio.
La fotocopia di questa domanda deve essere consegnata anche al datore di lavoro.

Il passo successivo spetta all’Asl, che deve certificare lo stato di gravidanza a rischio indicato nella documentazione rilasciata dal ginecologo della lavoratrice. Entro 7 giorni dal giorno successivo a quello di presentazione della domanda la Direzione territoriale del Lavoro dovrà pronunciarsi in merito. Trascorso questo periodo di tempo, se non si ha risposta, la domanda si considera accolta. Anche in caso di silenzio assenso, comunque, l’ispettorato ha l’obbligo di emanare un provvedimento che stabilisce la durata dell’astensione dal lavoro.
In caso di esito negativo, invece, le motivazioni devono essere comunicate all’interessata in maniera tempestiva. La lavoratrice in questo caso ha a disposizione 10 giorni per presentare ulteriori documenti.

Quando si può andare in maternità anticipata?

La maternità anticipata scatta a partire dalla data del provvedimento dell’ispettorato. In questo periodo la donna in gestazione non è soggetta all’obbligo di visita fiscale ed è quindi libera di uscire di casa quando lo desidera per tutto il periodo della gravidanza. Alla metà del settimo mese di gravidanza, però, è comunque necessario inviare la domanda per il congedo di maternità obbligatorio.

maternità anticipata

Pixabay | Free-Photos

Cos’è la maternità posticipata

Oltre alla maternità anticipata, esiste anche la maternità posticipata. L’astensione dal lavoro può quindi proseguire oltre i normali limiti di legge e arrivare fino a 7 mesi dopo il parto a determinate condizioni. Si può usufruire della maternità posticipata quando:

  • le condizioni di lavoro o ambientali possono pregiudicare la salute della neo mamma;
  • la lavoratrice deve svolgere mansioni pericolose, faticose o insalubri e non può essere assegnata ad altre mansioni.

Questa proroga può essere disposta in base all’eventuale parere dell’Asl e dopo aver stabilito che è effettivamente possibile adibire la dipendente ad altre mansioni.

Indennità di maternità anticipata: quanto si percepisce?

In caso di maternità anticipata o posticipata per gravidanza a rischio, la lavoratrice percepirà lo stipendio in base alle stesse regole previste per il congedo di maternità: la retribuzione è per l’80% a carico dell’Inps e può essere integrata del 20% dal datore di lavoro.
L’indennità è anticipata dal datore di lavoro in busta paga, mentre per le lavoratrici autonome è la gestione separata Inps a provvedere al pagamento dello stipendio.

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