Chiara Ferragni è il primo nome che salta in mente quando si pensa alla professione di influencer. Ma non tutti hanno bisogno di raggiungere i 16 milioni di follower per avviare la propria carriera di microinfluencer. Micro è una parola che può sembrare poco invitante, ma in realtà i soldi arrivano lo stesso: vediamo in cosa consiste questo nuovo mestiere digitale.
Microinfluencer: come funziona?
Partiamo dalle basi: un micro influencer è un creatore di contenuti che però si muove principalmente sui social conosciuti da tutti: quindi Instagram e Facebook sono ideali, soprattutto perché offrono la possibilità di inserirsi in una community grande ma limitata. Parliamo di una fan base di 1.000 sino ai 100mila follower della vostra pagina, un range che rende chiunque un micro influencer.
Tra microinfluencer e webinfluencer cosa cambia?
La differenza principale si gioca in termini di numeri: sembra una gara senza senso, ma la realtà è che a seconda della magica cifra di follower, le strategie di marketing cambiano. Un principio piuttosto scontato a pensarci, perché chiunque si occupi in qualche modo di comunicazione e pubblicità sa bene che la valutazione dell’audience di riferimento è un punto focale per impostare qualsiasi strategia.
Parlare ad una nicchia oppure ad una vasta community è ben diverso: il primo è il territorio naturale del microinfluencer, il secondo invece del macroinfluencer. Essere uno oppure l’altro non è una limitazione: semplicemente il microinfluencer dialogherà con gli addetti del settore, come quello della moda o della musica, piuttosto che a un pubblico più generale.
Il microinfluencer ha un interlocutore finale preciso
La specificità della sua azione di marketing è la sua prima caratteristica. Va da sé che per il microinfluencer la questione non si esaurisce tutta attorno al numero dei seguaci, ma anche al grado di engagement che è in grado di stimolare. A questo aspetto in particolare danno importanza le aziende che decidono di investire in campagne marketing su Facebook e Instagram.
Un quadro d’insieme fornito da Buzzoole
Osserviamo più da vicino la situazione con l’aiuto dell’analisi di modalità e interazione della community propria di questa piattaforma, una community formata da più di 280.000 content creator. Attraverso la raccolta di dati sono stati individuati i benchmark più significativi rispetto a diversi settori. Come ha spiegato bene lo stesso Vincenzo Cosenza, Responsabile marketing Italia di Buzzoole: “Un whitepaper che nasce dalla volontà di fornire una guida a tutti coloro che desiderano approcciare l’IM, dando loro dei benchmark da usare come termine di paragone per i propri obiettivi di business”.
Cosa ha evidenziato lo studio?
Prendendo in esame le performance di un campione di 8.000 canali tra Facebook e Instagram, l’analisi ha puntato il suo focus proprio sui microinfluencer, interessanti proprio per osservare strategie efficaci di promozione del brand che possono contare su community di nicchia. Il legame che si instaura con gli utenti, seppure di numero ridotto, è comunque molto stretto e quindi in grado di creare un meccanismo di fidelizzazione solido.
Così è emerso che i profili seguiti da meno di 3.000 follower hanno riportato dei risultati superiori per quanto riguarda sia l’engagement rate – per chi parla tricolore, intendiamo le interazioni rispetto ai follower- che il reach rate – le persone raggiunte rispetto ai follower -. Altro aspetto positivo? I follower dei microinfluencer risultano molto meno sospetti. Per scoprire cosa dice nel dettaglio questa ricerca, a questo link, è possibile consultarla nella sua interezza.
Il microinfluencer tra expertise e credibilità
Rivolgendosi a dei settori molto specifici, il microinfluencer deve esser un super esperto del suo campo, a differenza di quello che può essere il più tradizionale web influencer. Deve essere un conoscitore della materia che pubblicizza, in modo che chi lo segue può esser certo di poter contare sulle sue parole. Il microinfluencer, ancor più del webinfluencer, quindi, deve diventare un vero e proprio punto di riferimento della propria community. Pensate a Salvatore Aranzulla: non è il deus ex machina di ognuno di noi quando si tratta di tecnologia?
Come si diventa webinfluencer e microinfluencer?
Secondo una ricerca di Awin, questa è una delle domande più cercate su Google dagli utenti tra gli 11 e i 16 anni. Questo è in linea con il sogno di coniugare la propria dipendenza da social e un riscontro economico in un’unica attività, per poter dire alla mamma che si lamenta del fatto che siete sempre attaccati al telefono: scusami, ma sto lavorando. #iamworking.
La caratteristica principale che un webinfluencer e, ancor di più il microinfluencer, deve far propria è l’essere autentici. La trasparenza è un ottimo veicolo per arrivare dritti alla costruzione di un’immagine credibile. Un vero magnete per gli utenti e, quindi, per le aziende. Addirittura ci sono casi in cui può esser più conveniente decidere di rivolgersi a un microinfluencer che a uno più generale perché, a un costo minore, il rendimento può esser maggiore.
In linea con l’esigenza di mostrarsi senza filtri, abbandonate l’uso di Photoshop o altri meccanismi di ritocco.
Un bravo microinfluencer dovrà esser in grado di confrontarsi con il suo pubblico di riferimento
Quindi occhio al tone of voice nei commenti e al confronto gestito sulle Stories e sui post. Ogni giorno la sfida è quella di coinvolgere gli utenti, trasmettendo la passione per un determinato prodotto o servizio. Il segreto, spesso, è l’esser davvero dei fan dei marchi per cui si sta promuovendo l’immagine.
Il contenuto deve essere come il microinfluencer: originale
Di gente che scrive la propria opinione internet è pieno, anche troppo. Per questo motivo un bravo microinfluencer dovrà proporre del materiale di valore, qualcosa che faccia la differenza nel flusso continuo di informazioni e pubblicità dell’era digitale. Proponete la vostra opinione in modo autentico, senza far trapelare l’intento commerciale del vostro messaggio. Credete in quello che pubblicizzate. Usatelo, vivetelo e, infine, condividetelo. Come consigliereste il miglior sushi restaurant al vostro amico appassionato di giapponese.
E per concludere: oggi i grandi webinfluencer da milioni di follower regnano, ma…
Le cose stanno già cambiando. Perché le stesse aziende ormai non prendono contatti diretti con questi mega personaggi. Forse perché non rispecchiano appieno nei grandi numeri, l’identità dei brand che hanno una vocazione più di settoriale. Invece, i microinfluencer sono in grado di metter attenzione nella creazione di immagini e contenuti, fidelizzando in maniera naturale il proprio target. Per cui, scegliete bene che cosa diventare!