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Patronati, caf e sindacati, quali sono le differenze?
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Patronati, caf e sindacati, quali sono le differenze?

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A volte la burocrazia legata al mondo del lavoro può essere davvero complessa. Come fare a raccapezzarsi tra richieste di assegni famigliari, dimissioni online e domanda di Naspi, giusto per fare qualche esempio?

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In aiuto del lavoratore, in queste situazioni, arrivano alcuni enti, che a molti sembrano equivalenti, ma che si differenziano tra di loro per alcune caratteristiche. Stiamo ovviamente parlando di sindacati, caf e patronati: quali sono le differenze tra di loro e le prerogative specifiche di ognuno? Vediamo una breve guida per fare chiarezza su questo argomento.

Sindacato: cos’è e di cosa si occupa

I sindacati sono enti riconosciuti dal codice civile del nostro ordinamento, e più precisamente dall’articolo 14 della Costituzione, che riconosce il diritto di costituire associazioni sindacali, di aderirvi e di svolgere attività sindacale.

Il sindacato dovrebbe costituire una parte attiva nella vita lavorativa dei suoi iscritti. Il suo scopo è appunto quello di rappresentare e difendere i diritti dei lavoratori, ad esempio partecipando alla stesura e ai rinnovi dei contratti collettivi che regolano i rapporti tra datori di lavoro e dipendenti oppure organizzando scioperi e proteste.
Non c’è solo la rappresentanza collettiva e individuale tra i compiti del sindacato. Possiamo ricordare anche:

  • assistenza e consulenza ai lavoratori in caso di controversie inerenti al lavoro;
  • controllo delle buste paga e dei documenti emessi dal datore di lavoro;
  • supporto ai lavoratori alle prese con provvedimenti disciplinari o con l’impugnazione del licenziamento;
  • tutela e assistenza ai lavoratori nei confronti di enti previdenziali e assicurativi;
  • assistenza e consulenza fiscale, catastale e tributaria;
  • organizzazione di attività di orientamento, formazione e qualificazione professionale.

Un po’ di storia

All’origine della storia dei sindacati ci sono le trade unions britanniche della prima metà dell’Ottocento. Si trattava di organizzazioni di lavoratori che per la prima volta si riunivano per difendere i propri interessi. In Italia bisognerà aspettare il 1870 per assistere alla nascita delle leghe di resistenza, che hanno poi dato vita ai moderni sindacati. Agli inizi del secolo successivo nasce infine la Federazione Internazionale Sindacale, con sede in Olanda ma che riunisce sotto di sé sindacati americani, francesi e inglesi.

Come e perché iscriversi a un sindacato

La scelta di iscriversi ad un sindacato è individuale e libera, perciò ogni lavoratore può scegliere quello che preferisce. Quando però decide di iscriversi, deve comunicarlo immediatamente al proprio datore di lavoro in modo che questi possa mettere in atto la procedura di trattenuta e versamento della quota di iscrizione, che non è uguale per tutti i sindacati. In genere, però, si parla di un 1% dello stipendio lordo che viene trattenuto direttamente dalla busta paga o dal cedolino della pensione.

I più noti sindacati italiani

Vediamo una breve panoramica dei maggiori sindacati italiani:
CGIL: costituito nel 1944, è il più antico sindacato italiano. Raccoglie l’eredità della CgdL, istituita nel 1906 e sciolta durante il ventennio fascista, e ha dato vita ad altri due sindacati di riferimento: CISL e UIL. Con i suoi 5,7 milioni di iscritti, è la maggiore confederazione sindacale del nostro Paese.
CISL: l’acronimo sta per Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori. Di chiara ispirazione cristiano – cattolica, la CISL è nata alla fine degli anni 40 ed attualmente organizzata in diverse categorie federate, tra cui possiamo ricordare ad esempio CISL Scuola.
UIL: anche questo sindacato nasce da una scissione della CGIL e al momento conta 16 diverse associazioni di categoria.
FIOM: la citiamo perché è una associazione molto nota, ma non FIOM non è un sindacato confederale come le precedenti, ma un sindacato industriale di categoria che fa parte della CGIL. Al momento costa circa 360.000 iscritti.

Cosa sono i patronati?

Il patronato è un ente riconosciuto dal Ministero del Lavoro per svolgere gratuitamente le principali pratiche dei lavoratori relative a previdenza e pensione. Una delle caratteristiche che distinguono patronati e sindacati è proprio che i primi sono gratuiti perchè finanziati dallo Stato, mentre i secondi richiedono ai lavoratori delle quote di iscrizione.

Quali sono i compiti dei patronati

Il rapporto tra lavoratori e patronati, inoltre, è meno continuativo rispetto a quello con i sindacati, che in genere partecipano attivamente alla vita lavorativa dei suoi iscritti per tutelarne i diritti.

I patronati in genere si occupano di:

  • pratiche che riguardano tutte le tipologie di pensione, compresa quella di invalidità;
  • richieste di disoccupazione;
  • richieste per il reddito di cittadinanza;
  • assistenza nella richiesta del permesso di soggiorno;
  • attività di formazione.

Dal 1 aprile 2019, inoltre, i patronati possono presentare la richiesta di presentazione telematica degli assegni famigliari per conto dei lavoratori dipendenti.

I principali patronati italiani

Gli uffici dei patronati sono diffusi su tutto il territorio italiano con un grande numero di sedi, proprio per offrire un servizio capillare. Tra i più conosciuti possiamo ricordare Acli, Enas, Encal, Inac, Inal, Inapa, Inca e Ital.

accordo sindacato

Pixabay | geralt

Caf: cos’è e che pratiche svolge

Caf è l’acronimo di Centro di Assistenza Fiscale, cosa che dà già una prima idea dei servizi offerti. Il loro compito principale, infatti, è quello di svolgere pratiche di carattere fiscale per conto di lavoratori, pensionati, datori di lavoro e cittadini interessati. Più nello specifico, offrono il loro aiuto per la trasmissione telematica dei modelli compilati dai contribuenti e per la compilazione di:

  • dichiarazione dei redditi;
  • modello 730;
  • modello ISEE;
  • dichiarazioni fiscali di ogni genere.

Alcuni di questi servizi sono gratuiti, altri risultano a pagamento, come ad esempio la compilazione del 730.
I Caf sono stati istituiti dalla legge 413 del 1991 e sono iscritti ad un albo nazionale presso il Ministero delle Finanze.

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