Stage, assunzione o contratto a partita Iva per il primo lavoro? E’ un dubbio lecito. Spesso quando viene proposta l’apertura di una partita Iva si assiste ad un fuggi fuggi generale, ma è davvero così svantaggioso rispetto ad uno stage? E un’assunzione dà veramente maggiori garanzie al neo assunto? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di rispondere a queste domande.
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Contratto di stage: tipologie, obblighi, durata e retribuzione
Cominciamo il nostro viaggio alla scoperta dei contratti per il primo lavoro dal contratto di stage. E’ quello che viene più comunemente proposto ai giovani che si avvicinano al mondo del lavoro, ma siamo sicuri di conoscere tutte le sue caratteristiche?
Cos’è un contratto di stage: caratteristiche e particolarità
Lo stage non si configura come un rapporto di lavoro vero e proprio, ma come un percorso di formazione che permette al tirocinante di conoscere la professione e di inserirsi nel mondo del lavoro.
Proprio per questo motivo il contratto di stage prevede un progetto formativo e una convenzione che contempla la presenza di un tutor. Nel progetto formativo vengono elencati tutti i dettagli relativi a data di inizio, durata, indennità prevista, sede di lavoro, mansioni e così via. Coinvolge tre soggetti: tirocinante, soggetto ospitante ed ente promotore.
Le tipologie di stage
Per il vostro primo contratto di lavoro possono proporvi diversi tipi di stage. Il tirocinio formativo è quello finalizzato all’apprendimento dei rudimenti della professione, il tirocinio di inserimento o reinserimento lavorativo si rivolge ai disoccupati, agli inoccupati e ai lavoratori in mobilità, mentre lo stage curricolare è dedicato ai giovani che frequentano un percorso scolastico.
Ci sono infine stage riservati alle categorie disagiate come soggetti in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti o condannati, e stage per persone con disabilità.
Tirocinio formativo: le linee guida per le aziende
Il tirocinio formativo (chiamato anche stage) e il tirocinio d’orientamento (non curricolare) sono regolamentati dalla Legge 148/2011, che stabilisce tra le altre cose che non possano durare più di sei mesi.
Le linee guida, inoltre, stabiliscono che gli stagisti non possono essere chiamati per sostituire dipendenti nei momenti di massima produttività né dipendenti assenti per malattia, per maternità o per ferie.
Quanti possono essere i tirocinanti in un’azienda?
La legge stabilisce che se i lavoratori assunti a tempo indeterminato sono meno di cinque è possibile avere un solo stagista. Il limite è fissato a due tirocinanti per le aziende che hanno tra 6 e 20 dipendenti, mentre per quelle con oltre 20 dipendenti il numero di stagisti non può superare il 10% del personale a tempo indeterminato.
La durata massima di uno stage
La durata massima di uno stage è prefissata. Quello formativo e di orientamento non può durare più di sei mesi, mentre lo stage di inserimento o reinserimento lavorativo non può superare i 12 mesi. Per i tirocinanti con disabilità, invece, la durata massima è di 24 mesi.
Quale dovrebbe essere la retribuzione di uno stagista
L’Italia ha preso posizione sul fronte del compenso degli stagisti pubblicando delle Linee guida nazionali su stage e tirocini, approvate dalla Conferenza Stato Regioni 2017, recepite dalle singole normative regionali e attualmente in vigore. Qui si stabiliscono dei corrispettivi minimi sotto i quali non si può scendere. E’ quindi finita l’epoca degli stage gratuiti, che in base a queste linee guida verrebbero sanzionati con una ammenda compresa tra i 1.000 e i 6.000 euro. L’indennità di partecipazione minima di uno stagista non può essere inferiore ai 300 euro lordi al mese e non può superare gli 800; la cifra pattuita dovrà comunque essere scritta nero su bianco sul contratto di stage.
Primo lavoro: i limiti di età per gli stagisti
C’è un’età massima per fare uno stage? In realtà non ci sono limiti di età per gli stagisti, ma alcune Regioni stabiliscono che si possa attivare un tirocinio formativo e di orientamento solo se l’interessato ha conseguito l’ultimo titolo di studio da meno di 12 mesi. Se è passato più di un anno bisognerà invece attivare un tirocinio di inserimento o di re-inserimento lavorativo.
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Primo lavoro e partita Iva, tutto quello che c’è da sapere
E se per il vostro primo lavoro vi chiedessero di aprire la partita Iva? Sarebbe una scelta da valutare oppure un lavoro da evitare a tutti i costi? Come aprirla e quanto costa mantenerla? I dubbi a riguardo possono essere tanti, vediamo di chiarire alcuni aspetti della questione.
Legge di Bilancio 2020: come aprire la partita Iva in regime forfettario
Se state valutando di aprire la partita Iva molto probabilmente vi state orientando sul regime forfettario, un regime fiscale dedicato alle partite Iva individuali con un fatturato annuo inferiore ai 65.000 euro.
Per poterla aprire ci sono alcuni requisiti, il primo dei quali è proprio quello di fatturare meno di 65.000 euro lordi annui. Non bisogna poi aver sostenuto spese superiori ai 20.000 euro lordi per lavoro accessorio o dipendenti. Ci sono poi alcuni fatturi che costituiscono causa di esclusione dal regime forfettario:
- con la partita Iva non bisogna svolgere una seconda attività basata su regimi speciali di Iva;
- se si svolgono contemporaneamente un lavoro dipendente e un’attività a partita Iva, il reddito da lavoro dipendente deve essere inferiore ai 30.000 euro lordi l’anno. Questa è una novità introdotta per il 2020.
- non è possibile effettuare con la partita Iva in via esclusiva o permanente cessioni di fabbricati, terreni edificabili o mezzi di trasporto;
- non bisogna essere soci di SNC o SAS;
- se si collabora con il proprio ex datore di lavoro, il fatturato prodotto con quest’ultimo deve essere inferiore alla metà;
- non si può esser membri di imprese famigliari.
Aliquote e calcolo delle imposte con il regime forfettario 2020
Vediamo come prima cosa quello che tutti si chiedono, soprattutto chi è alle prese con il suo primo lavoro e deve scegliere tra assunzione, stage e partita Iva: quanto si paga di tasse? Con la Legge di Bilancio 2020 l’aliquota è rimasta al 5% per le nuove attività e al 15% per chi già lavora. Confermate anche l’esenzione dell’obbligo di applicare l’Iva sulle fatture e le regole che dettano il calcolo dell’imposta. La base imponibile, infatti, rimane l’ammontare dei compensi incassati nel corso dell’anno, da cui detrarre la percentuale di spese forfettarie.
Nuova partita Iva? Potete aderire al regime start up
Se è la prima volta che aprite la partita Iva potete aderire al regime start up che prevede alcune agevolazioni per quanto riguarda la tassazione. Come normalmente avviene, è necessario essere in possesso di alcuni requisiti:
- nei tre anni precedenti non bisogna aver esercitato attività professionale, d’impresa o artistica, nemmeno in forma associata o famigliare;
- l’attività che si andrà ad esercitare non deve essere la prosecuzione di un’attività di lavoro dipendente o autonomo. Fa eccezione solo il periodo di pratica obbligatorio per l’esercizio di arti o professioni.
I vantaggi della partita Iva in regime forfettario
Quali sono i vantaggi di questo regime fiscale che ha permesso a moltissimi italiani di mettersi in proprio?
- Imposta sostitutiva del 15% (o del 5% per i primi cinque anni in caso di start up), che sostituisce Irpef, addizionali comunali regionali e l’eventuale Irap. In questo modo si ha la certezza dell’importo delle tasse da pagare a fine anno; l’imposta si calcola in maniera semplice, permettendo ai contribuenti di farsi i propri conti nel corso dell’anno;
- esenzione dall’Iva. Spieghiamolo meglio: il contribuente in regime forfettario in fase di acquisto subisce l’Iva proprio come un provato, senza la possibilità di portarla in detrazione. In caso di vendita, però, non andrà ad addebitare l’Iva ai propri clienti. In questo modo viene esonerato da tutti gli obblighi connessi a questa imposta, semplificando molto la contabilità;
- sconto sui contributi previdenziali per commercianti e artigiani; queste due categorie possono richiedere lo sconto del 35% sui contributi previdenziali da versare all’Inps, sia per quanto riguarda la parte minimale fissa che per quella in percentuale sull’eccedenza di reddito.
Primo lavoro e assunzione, cosa sapere
Siete al vostro primo lavoro e vi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato? Non c’è che dire, siete veramente fortunati!
Prima di firmare qualsiasi tipo di contratto, in ogni caso, la cosa migliore è quella di leggere con attenzione tutto il documento, cercando di capire ogni sua parte per evitare fraintendimenti. Se avete bisogno di una mano, in questo articolo vi spieghiamo a cosa dovreste prestare attenzione prima di apporre la vostra firma. Se volete essere ancora più sicuri, ecco un altro articolo che vi può essere utile.
E se vi proponessero invece un contratto da apprendista? Cosa dovreste sapere prima di accettarlo o meno? Vi segnaliamo un articolo su questo argomento che vi spiegherà nei dettagli tutto quello che un contratto di apprendistato comporta.
Infine la scelta è tra part time verticale e part time orizzontale? Ancora una volta abbiamo quello che fa per voi: qui trovate un articolo che chiarirà ogni vostro dubbio.
Quindi, per il vostro primo lavoro è meglio un contratto di assunzione, uno stage o l’apertura della partita Iva? Non possiamo darvi questa risposta, ma sicuramente vi abbiamo dato tutte le informazioni necessarie per prendere la vostra decisione.