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Profili social e lavoro: le dieci cose che non piacciono ai selezionatori
Profili social e lavoro

Profili social e lavoro: le dieci cose che non piacciono ai selezionatori

Profili social e lavoro
La ricerca del lavoro nel XXI secolo passa anche per la presenza online: attenzione alla gestione dei vostri profili online perché i recruiter ci fanno caso! Ecco alcuni aspetti da curare.

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Nella ricerca del lavoro dei vostri sogni probabilmente vi siete imbattuti nell’eterna questione: profilo social sì, profilo social no? Se è vero infatti che ormai la presenza online è un must per esser selezionati dalle aziende, lo è anche il fatto che la prima impressione sul web non sempre è delle migliori. Bisogna esserci, dunque, ma studiando bene la propria immagine. Vediamo che cosa dovrete assolutamente evitare per non colpire negativamente i recruiter.

Profili social e lavoro: un’arma a doppio taglio

Partiamo con qualche dato per chi ancora non è convinto che curare un profilo social sia utile al fine di un’assunzione: negli Usa, una ricerca ha confermato che più della metà delle aziende, il 51%, ha scartato diversi candidati perché non avevano un’account online oppure ne avevano uno poco attraente. Mentre, secondo lo studio di  Hays Salary Guide 2017, il 56% delle aziende va a sbirciare il profilo social dei potenziali collaboratori in fase di valutazione.

Ancora da questa fonte è emerso che la piattaforma più analizzata, ovvero nel 99% dei casi, è Linkedin. Seguono a ruota Facebook (60%) e Instagram (19%). I job seeker dovranno quindi farsene una ragione: il profilo social è da considerare essenziale come il cv e la lettera di presentazione.

Come creare un profilo social da assumere

Buttiamoci nel mondo degli errori più comuni che spesso tutti noi commettiamo, non pensando che quello che rendiamo pubblico non è solo a portata di amici e familiari, ma anche dei possibili datori di lavoro. A volte il feedback che speriamo di ricevere da parte delle aziende non arriva, non tanto perché non abbiamo un cv valido… ma per un profilo social che ci ha fatto cattiva pubblicità.

1. Distinguere sfera privata e sfera pubblica

Immaginate la faccia di un selezionatore che, dopo avervi cercato su Google, si ritrova di fronte al vostro profilo social su Facebook. Aprendolo si è scontrato con una delle vostre ultime foto, in cui vi ubriacate con gli amici, vestito come uno dei membri dei Kiss, in un giorno infrasettimanale. Secondo voi quale sarà la sua reazione più probabile: farvi firmare un contratto a tempo indeterminato o passare al prossimo candidato?

profilo social

Bene. Prima regola del profilo social: la privacy non esiste. Nel momento in cui pubblicate qualcosa sulla vostra pagina è alla portata di tutti. Compresi i recruiter. Le immagini sono la prima cosa che colpiscono l’occhio, per cui curate la vostra immagine, in modo che ne risulti qualcosa di per lo meno sobrio. Non monacale, ma che ispiri una certa professionalità.

2. I profili social non sono il vostro diario segreto

Non ha lucchetti ed è aperto al pubblico, 24h su 24. Per cui, quando digitate un post chilometrico sull’ultima sfiga della giornata, prima di mandarla in pasto al web chiedetevi: cosa penserebbe, leggendolo, il mio capo? E già perché, scrivere nel curriculum, nella lettera di presentazione e anche sui muri che siete, per esempio, bravissimi a gestire allo stress e poi scrivere una tragedia piena di dramma e lacrime su Facebook potrebbe rivelare un aspetto di voi che non volevate condividere con i selezionatori.

3. Attenzione all’orologio

Sulla stessa scia della pubblicazione dei post, fate attenzione a un altro particolare importante: l’orario in cui compaiono. In effetti, se un selezionatore avrà di fronte agli occhi un profilo social costruito da una persona perennemente attaccata al pc o al cellulare, il primo dubbio che si porrà è: ma quando lavora?

4. Ignorare le impostazioni di privacy del profilo social

Oltre a stemperare i toni dei propri racconti online e fare una selezione delle foto da lanciare sul web, c’è un modo per rimediare ad un profilo social un po’ esuberante: ricordatevi di settare correttamente le impostazioni sulla privacy. In questo modo avrete un maggior controllo su chi potrà accedere ai vostri post: certo, a volte non basta perché, lo sappiamo, i modi di trovare le informazioni si trova sempre. Ma di sicuro renderà la ricerca dei recruiter più complicata.

5. Sui profili social è bandito l’argomento “lavoro”

Non c’è bisogno di specificarlo, ma lo faremo lo stesso: sparlare del proprio capo o dell’ambiente professionale in cui si lavora, così come dei colleghi, non è sicuramente un buon modo di presentarsi al selezionatore che sta studiando il vostro profilo social. Sì, avete ragione: la libertà d’espressione è un diritto sacrosanto, ma lo è altrettanto quello del datore di lavoro di scartarvi perché non trova il vostro approccio interessante per la sua azienda. La sincerità ha sempre il suo prezzo, sia nella realtà offline che in quella online.

6. I profili social non sono il vostro confessionale

Sappiamo tutti che nello scrivere il curriculum e la lettera di presentazione a volte capita di usare un po’ di fantasia. Magari arricchendolo con qualche esperienza in più, gonfiando i ruoli ricoperti in precedenza, collocandosi a un livello di inglese da madre lingua e cose così. L’abbiamo fatto tutti, persino gli stessi selezionatori. Diciamo che è una mezza bugia su cui generalmente si chiude un occhio perché è una prassi accettata dai più.

Però, se il recruiter che vaglia il vostro profilo social, dovesse imbattersi in una vostra confessione a cuore aperto, dove raccontate qualcosa in chiaro conflitto rispetto a ciò che avete usato nel cv… non potrà certo ignorare la cosa. Attenzione quindi ad esser coerenti sul vostro profilo social rispetto alle info che avete inviato alle aziende.

7. Il profilo social su LinkedIn ha tutta la vostra attenzione

profilo social

Così come quella dei selezionatori. Abbiamo già sottolineato come questo social sia quello più visionato dai recruiter, per cui il primo sbaglio da non commettere è sembrare fantasmi su LinkedIn. Se scrivete di esser super fissati con un tema, poi però non intervenite mai in nessun gruppo, non è un buon indizio per chi vuole assumervi. Così come constatare che, seppure abbiate raccontato di godere di una certa notorietà, non siate riconosciuti da nessuno nella community. In linea di massima: aggiornate il profilo social su LinkedIn e, soprattutto, siate onesti.

Come riassume bene Caporale, amministratore delegato Wyser Italia: «Credo che la parola chiave sia responsabilità. Essere responsabili significa essere consapevoli dell’impatto delle proprie azioni, sul posto di lavoro ma anche online, che è un ambito ancora più pubblico».

8. La forma è contenuto anche per i profili social

profilo social

Leggere sul vostro profilo social post sgrammaticati e pieni di errori dà un’idea precisa di voi, e certo non invita ad assumervi. Se non siete dei grandi scrittori o dei copywriter, considerate l’ipotesi di limitare il vostro campo espressivo: non c’è niente di male a non esser Manzoni, ma insistere su questa vostra lacuna non vi aiuterà nella ricerca del lavoro. In effetti, commettere questo tipo di errore è visto negativamente dal 35,7% dei selezionatori.

9. Bandite la chiusura mentale e la discriminazione

Se siete arrabbiati con il mondo o con determinate categorie sociali, il consiglio è quello di tenervelo tra le mura di casa. Ovvero, non pubblicate la vostra antipatia per gli immigrati o per i francesi che mangiano solo rane e baguette sudate. Perché? Perché voi non sapete chi ci sarà dall’altra parte del pc a valutare il vostro profilo social per assumervi: e se il recruiter fosse un immigrato e, per giunta, francese? Inclusa nel discorso è l’espressione di una posizione pungente sul versante politico e sociale: va bene avere un’opinione e anche carattere, ma senza diventare bigotti o estremisti. Non premia mai, tanto meno quando si parla della fase di selezione.

Non siete ancora convinti? Bene, consideriamo allora le statistiche: di fronte a contenuti poco adatti, nel 69% dei casi la vostra candidatura sarà buttato via senza appello. Questo quando i post siano ritenuti offensivi se non addirittura volgari. Cosa succede invece quando i recruiter si scontrano con contenuti discriminatori? Il 40,5% di loro li avete persi per sempre.

10. Evitate lo stalking virtuale

Se i selezionatori si vedranno sommersi sulle pagine Facebook e LinkedIn aziendali dal vostro attacco incrociato di “mi piace” all’ultima settimana di post, oppure inondati dalle richieste d’amicizia e tag selvaggi… non è difficile immaginare il fastidio che provocherete. Ok avere un profilo social pro-attivo… ma senza esagerare!

Conclusione: esistere online è buona cosa, a patto che però sappiate gestire il vostro profilo social immaginando che vostra madre debba decidere se comprarvi un’auto o meno. Messaggio ricevuto? Ora passate alla pratica!

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