Siamo in piena era digitale e le aziende si muovono sempre di più su Internet per pubblicizzare la propria immagine. In questo senso la rete rappresenta ormai una grande vetrina per raggiungere un numero utenti impressionante e raccontare la storia del proprio brand. Attenzione, però, perché questa comunicazione di massa può avere dei lati negativi: parliamo di un’operazione che comporta dei rischi perché esporsi online significa anche rendersi vulnerabili dal punto di vista finanziario e della sicurezza. Ed ecco che entra in gioco una delle professioni del futuro: quella del Risk manager, ovvero, una specie di bodyguard digitale delle imprese che vogliono avventurarsi sul web.
Il risk manager cosa fa?
Parliamo del professionista che analizza e gestisce i rischi di impresa. Per riuscire nella sua attività di protezione il risk manager dovrà identificare e possibilmente anticipare le eventuali criticità. E, nel caso in cui si verifichino, dovrà risolvere tutte le situazioni potenzialmente nocive per l’azienda. Dovrà quindi assumersi la responsabilità di sviluppare diverse strategie e sistemi che possano aiutare nel monitoraggio dei rischi.
Le skill di un Risk manager
Nel Risk manager convivono le anime dell’ingegnere e dell’economista: infatti deve possedere competenze sui sistemi di produzione, sulla scienza dei materiali e anche sul funzionamento degli impianti. Allo stesso tempo, deve conoscere anche i processi amministrativi, la gestione del personale e saper analizzare le statistiche per poter sviluppare previsioni econometriche. I must have di questo professionista consistono quindi nella valutazione del rapporto tra costi e benefici, nell’osservazione dei prodotti assicurativi, nel sapersi muovere anche in fase di crisi.
Le mansioni del Risk manager
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Il primo compito che spetta al Risk manager è giocare un po’ da investigatore: in questa fase il focus è sulla raccolta dati, in modo da aver ben chiari quali potranno esser i punti deboli dell’azienda, sia sul piano finanziario che su quelle delle operazioni effettuabili. E’ il momento in cui questo professionista valuterà i maggiori indicatori di rischio, o KRI, considerandone le principali conseguenze in caso si verificassero concretamente.
In questo senso il Risk manager agisce un po’ come un meteorologo: con i dati raccolti, infatti, potrà immaginare i futuri scenari possibili, procedendo secondo la what if analysis. Per fare alcuni esempi, visualizzerà contesti di perdita finanziaria oppure di mancati guadagni o i casi in cui le informazioni riservate di un’azienda vengano violate.
Dopo la fase di analisi, il Risk manager osserverà le procedure e le politiche già in atto rispetto alle modalità di affrontare i rischi, garantendo che siano già attivi i controlli più efficienti in tutte le singole unità dell’impresa. In caso in cui faccia emergere dei vulnerability assessment, o anelli deboli della catena, allora dovrà muoversi per aggiornare e modificare la risk policy aziendale oppure per ottimizzare il sistema di enerprise risk management (ERM). Infine, questo professionista dovrà anche indirizzare i sistemi di controllo e le strategie di intervento con lo scopo di evitare proprio il concretizzarsi del rischio stesso oppure per limitare i danni, magari condividendo il rischio con terzi attori.
Il Risk manager risolve i problemi
Certo, le condizioni cambiano a seconda dell’azienda all’interno della quale il Risk manager dovrà muoversi. I rischi in questo senso potrebbero verificarsi in diversi modi e, quindi, anche le modalità per aggirarli possono cambiare. Per fare un esempio, creare piani di continuità operativa, ovvero business continuity plan, può essere una soluzione adatta per proteggere contro le interruzioni dell’attività, per individuare la strada giusta per gestire momenti critici, per far partire nuovi protocolli e regolamenti o per aggiornare le procedure alle ultime uscite in vigore.
Questo tipo di valutazione è il prodotto di tre elementi: la probabilità di evenienza, moltiplicata per le dimensioni dell’impatto; la determinazione delle priorità di intervento e l’individuazione delle modalità di gestione dei rischi.
Ogni attività chiaramente presenta dei rischi legati alla natura della stessa impresa, che non possono davvero esser eliminati al 100%, come quelli relativi alle imprese che si muovono sui mercati finanziari. In questi contesti, il Risk manager dovrà innanzitutto fissare il grado di rischio che l’azienda puo sopportare (o risk appetite) e in base a questo pensare le mosse strategiche per mantenersi sotto la giusta soglia di sicurezza.
Documentarsi: il lavoro del Risk manager
Per riuscire nell’ardua impresa di tutelare un’azienda in mostra sul web, la fase di ricerca e documentazione è fondamentale per il Risk manager. Avrà bisogno di consultare statistiche e studi di settore in modo da poter fare le sue considerazioni su delle basi concrete e così stendere periodicamente dei report da portare all’attenzione di dirigenti e capi d’azienda.
Questo lavoro di ricerca è propedeutico per poter dare consulenza e guidare il management sulle possibilità di rischio e su come gestirli. Per esempio, il Risk manager può indicare secondo quale strada far evolvere le infrastrutture tecnologiche in modo da incrementare la cyber security.
Documentarsi e aggiornarsi fa parte integrante della modalità proattiva con cui il Risk manager dovrà operare. Dovrà poi continuamente restare informato e adattarsi al cambiamento per saper modificare il profilo aziendale operativamente e strategicamente.
Altri trucchi del mestiere
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Se vi sembra già tanto quello che vi abbiamo raccontato fino ad adesso, pensate che non è tutto qui. Infatti il Risk manager potrebbe anche assumere l’incarico di migliorare i piani di gestione del rischio già in atto, andando a sfociare nella professione del Project manager. Dovrà quindi occuparsi anche dell’amministrazione del budget a disposizione secondo determinate dead line fissate per portare a compimento gli interventi necessari. In questo modo potrebbe trovarsi a collaborare con diverse figure manageriali e con dipendenti di tutti i gradi, con lo scopo di garantire che le procedure implementate siano rispettate in ciascuna unità produttiva. Sempre con questo obiettivo, il Risk manager dovrà anche sapersi muovere come insegnante e formare il personale con attività di training per allenare le risorse umane sulla risk policy aziendale attraverso un vero e proprio lavoro di consapevolezza sui rischi che l’impresa si sta assumendo.
E non è finita qui: il Risk manager dovrà anche condurre i cosiddetti stress test e audit, verifiche che devono determinare che i processi di gestione del rischio siano efficienti e conformi ai requisiti normativi.
Chi assume i Risk manager?
Il campo d’azione di questo professionista è piuttosto esteso e va dalle aziende private alle organizzazioni pubbliche di diversi settori. Parliamo di banche e società di servizi finanziari, di imprese di costruzioni e ingegneria, ma anche di società di revisione esterna e agenzie che offrono consulenze specializzate nel risk management.
Il Risk manager principalmente lavora in ufficio, ma è possibile che debba recarsi fuori dallo studio per toccare con mano determinati rischi collegati a specifiche attività esterne e così poter riportare i risultati delle sue analisi in loco.
Come diventare Risk manager
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Di solito questa figura ha una laurea in economia e finanza, economia e commercio, economia aziendale oppure scienze finanziarie e assicurative, bancarie, oppure è un laureato in ingegneria gestionale. Può anche esser considerato un plus l’aver conseguito un Master specialistico, magari implementato da uno stage aziendale, preferibilmente nel campo delle assicurazioni e di brokeraggio. Sono visti di buon occhio in un cv anche i corsi di aggiornamento strutturati dall’ANRA e dagli istituti di management più conosciuti.
La carriera di un Risk manager
Alcuni dati relativi a questa professione sono incoraggianti: ad esempio, sul piano dirigenziale, le donne Risk manager costituiscono un bel 20-30% del totale. Va ancora meglio se guardiamo i team di Risk management: al loro interno, i gruppi al femminile costituiscono ben il 70-80% del settore. Da questa posizione generalmente possono spostarsi verticalmente nelle aziende, dopo aver guadagnato la fiducia dei manager.
Ovviamente le maggiori possibilità di avanzamento risiedono nelle grandi aziende, con la prospettiva di passare dal quadro alla dirigenza. In ogni caso, generalmente possiamo identificare le strade del Risk manager in diverse direzioni, come ad esempio diventare esperto delle criticità industriali o specialista di financial risk management. Inoltre, ricordiamo che c’è molto margine per un salto in avanti anche lavorando per la società di consulenza specialistica.
Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente economico, la retribuzione dipende chiaramente dal datore di lavoro: inizialmente lo stipendio medio lordo di un anno può aggirarsi tra i 25 e i 30.000 euro, ma può facilmente raggiungere cifre superiori. Nel caso in cui il Risk manager lavori all’interno di una società di consulenza specializzata, verrà pagato a parcella. La Randstad Annual Salary, Benefits and Workplace Trends Survey 2015 ha poi confermato che un Risk manager con un’esperienza superiore a dieci anni può percepire un guadagno annuale di 100.000 euro.
Infine, un altro dato interessante per i futuri Risk manaer: circa il 6% delle aziende italiane ha assunto questa figura e il numero non può far altro che crescere, in particolare rispetto al più ampio settore dell’E-Risk.
E voi prendereste una pallottola digitale per salvare i vostri clienti? Se la risposta è sì e sentite la voce di Whitney Houston nella testa, allora siete pronti a diventare futuri Risk manager!