Le sanzioni disciplinari sul lavoro sono degli atti che il datore di lavoro può compiere nei confronti di un lavoratore che abbia messo in atto dei comportamenti poco corretti. Ovviamente si sta parlando esclusivamente della sfera lavorativa. Queste sanzioni dovrebbero servire a far sì che il dipendente stia maggiormente attento a rispettare i suoi obblighi sul posto di lavoro e gli impegni presi. Partiamo proprio da qui!
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Gli obblighi del dipendente sul posto di lavoro
Per quanto riguarda gli obblighi dei dipendenti possiamo far riferimento alla guida prodotta dall’Ente Bilaterale Nazionale del settore Terziario (EBINTER). Il suo titolo è “Datori di lavoro e lavoratori. Guida pratica agli adempimenti di sicurezza e all’apparato sanzionatorio” e fa riferimento non solo al Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche al contenuto di diversi accordi e intese.
Il lavoratore, in breve:
- è tenuto a prestare la propria attività lavorativa. Ci si riferisce alle mansioni previste dal contratto, non a quelle extra, che potranno essere svolte a discrezione del lavoratore, che non deve incorrere in sanzioni nel caso in cui si rifiuti di espletarle.
- Ha l’obbligo di diligenza, cioè deve mettere in pratica tutte le accortezze per svolgere le proprie mansioni in maniera corretta e precisa. Questa diligenza deve essere tanto maggiore quanto più si sale come livello di responsabilità.
- Ha l’obbligo di obbedienza al datore di lavoro o a chi ne fa le veci.
- Ha l’obbligo di fedeltà, anche per un periodo di tempo ragionevole dopo l’eventuale conclusione dell’attività lavorativa. Consiste principalmente nel tenere un comportamento leale nei confronti della realtà per cui si lavora e per i suoi interessi. Rientrano in questa voce, ad esempio, l’obbligo di riservatezza e il divieto di concorrenza.
- Ha l’obbligo di sicurezza, deve cioè prendersi cura della salute e della sicurezza propria e delle altre persone presenti sul posto di lavoro, stando attento a non danneggiarle con gli effetti delle sue azioni o delle sue omissioni.
Cos’è una sanzione disciplinare sul lavoro
Le legge italiana tutela i datori di lavoro nei confronti di eventuali inadempienze dei dipendenti con lo strumento della sanzione disciplinare. Se il dipendente non rispetta le condizioni imposte dal suo contratto lavorativo può quindi essere sanzionato.
Questo diritto del datore di lavoro è regolamentato dall’art. 2106 c.c., che prevede la possibilità di applicare sanzioni disciplinari al dipendente che manca ai suoi doveri di diligenza, obbedienza e fedeltà, in proporzione all’entità e alla gravità dell’infrazione commessa.
L’art 7 dello statuto dei lavoratori subordina l’adozione della sanzione ad un iter specifico, che ha lo scopo di garantire il diritto di difesa del lavoratore.
Per far sì che il datore di lavoro possa sanzionare un lavoratore, inoltre, è necessario che i dipendenti conoscano il codice disciplinare, che deve essere affisso in un luogo accessibile a tutti.
Le principali tipologie di sanzioni disciplinari
Ci sono diverse tipologie di sanzioni disciplinari, da applicare in base alla gravità del comportamento scorretto del dipendente. Si va dal richiamo verbale al biasimo scritto, fino al licenziamento, con vari step intermedi. Vediamo quindi nel dettaglio le tipologie principali in ordine crescente di gravità.
Il rimprovero verbale
Tra le sanzioni disciplinari è la meno “pesante”, quella che viene utilizzata per le infrazioni meno gravi, e viene applicata senza previa contestazione scritta.
In questo caso al dipendente deve essere data comunque la possibilità di esprimere immediatamente le proprie controdeduzioni.
Il rimprovero scritto
Questa sanzione disciplinare viene chiamata anche censura e consiste in un atto scritto rivolto al dipendente. E’ chiamata anche lettera di biasimo e, insieme al richiamo verbale, è tra le contestazioni più lievi. Le eventuali controdeduzioni del lavoratore devono essere presentate tassativamente entro tre giorni dalla data di notifica della contestazione.
Sanzioni disciplinari dipendenti: la multa
Questo provvedimento disciplinare sul lavoro viene comminato n caso di comportamenti più gravi o di recidiva. Consiste nella trattenuta economica dalla retribuzione di un dipendente di un importo corrispondente al massimo a 4 ore di retribuzione base.
La sospensione dal servizio
La sospensione dal servizio è prevista nel caso di infrazioni ancora più gravi di quelle viste finora. Consiste nell’allontanamento del dipendente dal posto di lavoro e dalla conseguente interruzione della retribuzione per tutta la durata della sospensione. Questo provvedimento disciplinare non può però durare più di 10 giorni.
Sanzioni disciplinari sul lavoro: il trasferimento
Il potere disciplinare del datore di lavoro può arrivare anche al trasferimento, che rappresenta la sanzione più grave prima del licenziamento. Può essere applicata in caso di incompatibilità con i superiori o con i colleghi oppure nel caso in cui la condotta scorretta del dipendente abbia avuto ripercussioni rilevanti sull’organizzazione e la funzionalità dell’azienda.
Il trasferimento, nella pratica, consiste nello spostamento in un’altra sede del lavoratore in questione.
La più grave delle sanzioni disciplinari: il licenziamento
In caso di infrazioni molto gravi da parte del lavoratore si può arrivare anche al licenziamento. Ce ne sono però due tipologie:
- il licenziamento per giusta causa, che avviene in tronco e senza nessun preavviso;
- il licenziamento per giustificato motivo soggettivo, forse meno conosciuto, che viene applicato quando è necessario dare un periodo di preavviso al dipendente secondo quanto previsto dal Contratto collettivo nazionale.
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L’iter della sanzione disciplinare
Per essere legittima, una sanzione disciplinare deve seguire un determinato percorso. Per prima cosa, perchè una sanzione sia valida, il codice disciplinare deve risultare affisso in un luogo ben visibile e accessibile a tutti. In questo modo ogni dipendente sarà a conoscenza delle regole da rispettare per evitare di incorrere in provvedimenti disciplinari.
E’ poi necessaria la contestazione dell’addebito al lavoratore: senza questa contestazione e senza aver dato al dipendente la possibilità di difendersi nessun provvedimento disciplinare risulta valido.
Questa contestazione deve essere effettuata in forma scritta e in maniera tempestiva, in concomitanza con la contestazione della sanzione. A questo punto il dipendente ha 5 giorni per giustificarsi in maniera scritta oppure orale, anche facendosi assistere da un rappresentante sindacale. Trascorso questo periodo di 5 giorni il datore di lavoro può adottare la sanzione disciplinare, secondo quanto previsto dall’art. 7 della statuto del lavoratore.
Cosa può fare il dipendente sanzionato?
Il lavoratore che si è visto comminare una sanzione disciplinare può ricorrere alle procedure conciliative previste dal contratti collettivi, anche tramite le associazioni sindacali.
Il lavoratore si può opporre alla sanzione in due modi. Il primo è quello di promuovere la costituzione di un collegio di conciliazione e arbitrato entro 20 giorni dall’inizio della sanzione. In questo modo si potrebbe ottenere la revoca o la conversione del provvedimento. In ogni caso la sanzione viene sospesa fino alla pronuncia del collegio e alla conclusione dell’intero procedimento.
Il secondo modo è quello di impugnare la sanzione disciplinare sul lavoro davanti all’autorità giudiziaria.