Nel Paese in cui viviamo, prendere una laurea in ambito umanistico non è sempre visto di buon occhio. Per esser crudi sin da subito, spesso questo pezzo di carta è approssimata ai rotoloni Regina. Ma scendiamo ancora più nello specifico della laurea in scienze della comunicazione o, come meglio è conosciuta in tutta Italia, scienze delle merendine. Bene, le presentazioni senza ipocrisie le abbiamo fatte. Ora è il momento di rimboccarsi le maniche e vedere che senso dare nel mondo del lavoro a questa certificazione.
Scienze della comunicazione non è sinonimo di disoccupazione
Ottimo, superati i pregiudizi negativi che gravitano spesso attorno alla laurea in scienze della comunicazione, procediamo a silenziare tutte le vocine correlate ad essi. Frasi tipo: è un corso di studio con esami facili da superare e poco spendibile sul mercato di lavoro, a meno che tu non voglia prestarti a mestieri mal pagati e con pochi sviluppi di carriera.
La realtà è un po’ diversa: esistono delle professioni per scienze della comunicazione
I neo laureati o chi comunque sta valutando di iscriversi a questa università possono rassicurare genitori, nonni e coscienze. Esistono degli sbocchi occupazionali anche per voi.
Cosa dicono i dati?
Scomodiamo Almalaurea. Il consorzio inter universitario ha analizzato proprio il tasso occupazionale di chi ha conseguito una laurea in scienze della comunicazione nel 2018. La percentuale di chi ha deciso di non continuare il percorso formativo alla ricerca di un lavoro è del 40,8%.
La cifra scende quando restringiamo il campo a chi ha firmato un contratto a tempo indeterminato (circa il 25,9%), mentre sale di nuovo per quanta riguarda gli ingaggi determinati (il 31,9%). Ancora, dopo un anno dalla laurea il 9.6% è diventato freelance o imprenditore, mentre il 13% ha stipulato contratti di tipo formativo.
Altro numero interessante: l’84,8% lavora nel settore privato, mentre il 33,7% in modalità part-time.
Quindi cosa possiamo dire dei laureati in scienze della comunicazione?
Il campione è abbastanza incoraggiante: il tasso di occupazione dei laureati di primo livello a un anno dalla conclusione del percorso universitario resta piuttosto alta (attorno al 66,3%) e sono pagati mensilmente in media 1.0022 euro netti. Purtroppo, però, solo il 21,9% impiega le competenze maturate durante la triennale in scienze della comunicazione.
Non esistono professioni per scienze della comunicazione: falso
La lista di possibilità non è così breve come si può immaginare e, soprattutto, è piuttosto variegata. Corrisponde abbastanza con le tante classi di laurea magistrale. Il laureato in scienze della comunicazione può inserirsi nel settore dell’informazione e sistemi editoriali. Altri sbocchi sono nelle teorie della comunicazione, nelle scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità. E ancora: tecniche e metodi per la società dell’informazione oppure teorie e metodologie dell’e-learning e della media education.
E per esser più concreti…
Dopo la laurea in scienze della comunicazione potreste diventare tecnici della pubblicità, ovvero chi si occupa della proposta di prodotti o servizi pubblicitari per conto di aziende, agenzie e organizzazioni. Inoltre spiegano le caratteristiche degli articoli e mostrano campioni e depliant illustriativi. Soprattutto, comunicano con i clienti e realizzano le campagne pubblicitarie.
Aiutano poi gli specialisti a promuovere le operazioni di marketing di un’impresa e partecipano alla creazione dell’immagine del brand.
Altro percorso possibile: addetto alle pubbliche relazioni
Cioè la figura che studia il branding employment, curando la reputazione dell’azienda di fronte agli utenti e ai media. Deve avere competenze in termini di analisi e di raccolta datii e, ovviamente, deve conoscere approfonditamente i meccanismi dei social e quindi della comunicazione sui mass media.
Un’altra possibilità dopo la laurea in scienze della comunicazione? Organizzatore di eventi
Si tratta di una delle professioni più adatte per questo corso di laurea, considerate le capacità di esposizione sviluppate durante il percorso universitario. I laureati in scienze della comunicazione saranno in grado di valorizzare i progetti a loro affidati, sottolineandone gli aspetti culturali e storici degli eventi culturali che possono esser di varia natura: dal cinema, alle fiere, dalla pubblicità ai convegni.
Obiettivo: enfatizzare la manifestazione con un’attenzione particolare ad una comunicazione strategica, trasformandola in un’occasione di grande risonanza per il settore di riferimento. Questo anche attraverso l’organizzazione degli spazi espositivi a disposizione dell’azienda, rendendoli un’attrazione per clienti e visitatori.
Per chi esce da scienze della comunicazione si può parlare anche di web communication management
O di digital media management, web content management, social media managemen – un sacco di management, insomma. Queste professioni in scienze della comunicazione richiedono delle competenze specifiche di informatica, di progettazione web e delle pagine social. E’ apprezzata la dimestichezza con la scrittura di testi ottimizzati e la conoscenze dei meccanismi dell’internet marketing. Non guastano nemmeno conoscenze di sociologia dei nuovi media, di semiotica e di informatica umanistica. Mica male, insomma.
Dulcis in fundo
Chiaramente le professioni in scienze della comunicazione possono estendersi anche al settore dei concorsi pubblici. Inserirsi in questi contesti può esser vantaggioso per tanti motivi. Noi segnaliamo a questo link un sito che può esser utile per chi volesse tentare i bandi regionali. Che dire ancora? Studiate, informatevi, comunicate!