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Soft skill: quali sono e come potenziarle
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Soft skill: quali sono e come potenziarle

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Pixabay | padrinan
Il curriculum chiama, che sia nel classico -e a tratti noioso- formato europeo, oppure frutto di ore creative con InDesign. Questo benedetto CV va compilato e, tra le tante terrificanti voci ci sono anche le fantastiche soft skill. Si tratta di una di quelle definizioni per cui utilizziamo un’espressione inglese che, in italiano, potrebbe essere tradotta con “competenze trasversali”.

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Chiamiamole pure soft skill allora – così come tutti le definiscono dagli anni ’60 in poi – ma parlare anglofono non può nascondere il fatto che bisogna capire sul serio che cosa rispondere quando ai colloqui ci chiedono di raccontarle. Ecco un aiutino concreto.

Tutto quello che volevate sapere sulle soft skill

Un argomento davvero attuale quando si parla di domanda e offerta di lavoro. Sono richieste ed è bene sapersi valorizzare attraverso l’esposizione di queste caratteristiche personali che faranno, ci si augura, di ciascuno di voi il candidato ideale. La nuova tendenza del business, infatti, è quella di dare grande valore a queste famose competenze trasversali nella selezione dei futuri collaboratori.

Cosa sono esattamente le soft skills?

Bene, avete capito che sono essenziali, ma di cosa si tratta esattamente? Se avete seguito il modus operandi classico dei “giovani d’oggi” – leggi Millennials – allora avete già digitato soft skill sulla barra di ricerca e Google translator vi ha restituito un’assurda traduzione: “abilità morbide”. Ok, lasciate perdere. Ricominciamo da capo.

Le soft skill sono tutte quelle competenze specifiche che un individuo deve possedere in funzione a una migliore interazione con i colleghi, sul luogo di lavoro ma anche al di fuori dell’ufficio. Attenzione: non si tratta di conoscenze traducibili in pratiche tecniche: non devi esser un ingegnere aerospaziale per lavorare in gruppo.

Per intenderci: la capacità di montare e rimontare un lavandino bendati è qualcosa che ricade più nella categoria delle hard skill. Invece, fare la medesima operazione coordinando un intero team di idraulici e affrontando mille appuntamenti durante la stessa mattina, con lo spirito da guerriero e il sorriso di Budda…queste sì, sono soft skill.

Dati alla mano

Se ancora non fosse chiaro, secondo lo Standford Research Institute International, guardando sul lungo termine, ben il 75% del successo di un impiego deriva dalla capacità di gestire le soft skill. Al contrario – stupirà saperlo – solo il 25% da competenze tecniche influenzano lo stesso parametro. Ecco una pratica dimostrazione del fatto che le abilità trasversali sono fondamentali in qualsiasi ambito professionale.

Certo, il fatto che il mercato del lavoro si stia continuamente evolvendo getta un’ombra su quelle competenze tecnico specialistiche (o hard skill) che fanno la differenza tra un geometra e un architetto. Di fronte a questa confusione, per cui a un certo punto un laureato in filosofia finisce per esser un “sustainability expert”, la rivincita delle soft skill è il futuro.

Competenze trasversali
Pixabay | Geralt

Soft skill, il punto fermo del mondo del lavoro

In qualunque contesto lavorativo in cui si decide di inserirsi, le soft skill sembrano ormai quel “quid” in più che spinge le risorse umane a scegliere il cv di un candidato rispetto a quello di un altro. Vuoi essere tu il prescelto che supererà il primo, il secondo e persino il terzo step?

Allora, insieme all’outfit da businessman, ecco ciò che ti sarà utile portare al colloquio: empatia, intelligenza emotiva, creatività, capacità di collaborare e comunicare. E questa è solo la punta dell’iceberg.

Ancora qualche dato confortante

Uno studio condotto da Linkedin che ha interpellato i professionisti delle risorse umane afferma che le soft skill sono più importanti che mai, al punto che l’80% degli intervistati ha dichiarato che sono sempre più rilevanti per il successo aziendale. L’89% ha invece sottolineato che tra i peggiori collaboratori esisteva un tratto in comune: la mancanza di soft skill.

Soft skill: un’arma a doppio taglio

Ricordiamoci che non esistono solo i datori di lavoro, ma anche il punto di vista degli stessi lavoratori. I dipendenti, infatti, proprio in virtù delle proprie competenze trasversali, ormai pretendono di più dalle organizzazioni per cui lavorano. Un’altra indagine globale a tal proposito, sempre condotta da Linkedin, ha coinvolto 5.000 professionisti delle risorse umane e manager. Il risultato sono state le quattro tendenze che influenzeranno i prossimi anni il mondo del lavoro all’interno delle aziende, che sono: soft skill (91%), flessibilità lavorativa (72%), cultura anti-molestie (71%), trasparenza retributiva (53%).

11 soft skill che tutti dovrebbero avere

Comunicazione – Un aspetto non importante, di più. Innanzitutto perché è utile in qualsiasi contesto lavorativo, perché è essenziale sapersi relazionare con colleghi, clienti, referenti e utenti finali. Insomma, dovreste essere capaci di esprimervi. E questo non significa esclusivamente saper parlare come Umberto Eco, ma saper intuire quando cambiare registro a seconda dell’interlocutore che si ha di fronte per esser il più efficaci possibile a veicolare il messaggio e magari  a raggiungere l’obiettivo.

Non dimenticate che il tempo per interagire a livelli di Dante Alighieri o di Maria De Filippi -aulico VS familiare- è anche quello della scrittura: un’email deve esser corretta non solo dal punto di vista ortografico, grammaticale e sintattico, ma deve, ancora una volta, essere ben costruita a seconda dello scopo finale: negoziare? presentarsi? Qualsiasi esso sia, è necessario esser versatili.

Empatia – Che non è quella “roba da donne” che normalmente si associa alla sensibilità di una trentenne incinta che guarda Bridget Jones. Piuttosto è quell’utilissima abilità di entrare in contatto con i sentimenti del prossimo, l’esser capaci di comprendere a fondo la condizione degli altri. Vedetela così: è la forma più fine della comunicazione. Attualmente è un super potere molto apprezzato all’interno di qualsiasi posto di lavoro perché è un ottimo plus per facilitare la vita di tutti in azienda. Chi è empatico può influenzare positivamente un intero gruppo e orientarlo verso la risoluzione di situazioni spinose e di conflitti di qualsiasi tipo.

Come dice meglio Satya Nadella, CEO di Microsoft. ‘Il nostro core business è collegato ai bisogni dei clienti e non riusciremo a soddisfarli se non abbiamo un profondo senso dell’empatia’.

Creatività – Arriviamo a un altro aspetto che quando eravate al liceo tutti i prof di scienze snobbavano: la creatività. Che, ancora una volta, non è un tallone d’Achille dei burocrati del domani. Di solito questa caratteristica è sinonimo di talento artistico, espressa non solo attraverso gli schizzi su un blocco da disegno, ma concretizzabile nei mestieri di design, di progettazione e di parecchie forme di comunicazione. E, soprattutto, la creatività può trovare modo di esprimersi in tantissimi ambiti, che si tratti di lanciare un nuovo prodotto o di risolvere dei nodi critici.

team building
Pixabay | mohamed_hassan

Flessibilità o versatilità – Essere pronti a cambiare, a mettersi in gioco aggiornandosi di continuo e magari abbracciando le novità: ecco cosa cercano le aziende. Dall’altra parte, è importante anche possedere un certo pensiero critico e quindi essere in grado di guardare una situazione da un punto di vista diverso, affrontando le criticità in maniera originale. Avere, insomma, le soluzioni più efficaci a portata di mano, le stesse che altri non avrebbero neppure immaginato.

Abilità interpersonali – Una sorta di lotta contro se stessi: infatti, quante volte siamo i primi a metterci i bastoni tra le ruote quando ci esponiamo? Essenziale invece è l’esser in grado di presentarsi positivamente, ispirare simpatia e affidabilità, trasmettere entusiasmo. Essere socievoli e sicuri di sé. Tutte queste belle cose migliorano il clima sul posto di lavoro.

Forte senso di responsabilità – Che spesso coincide con il saper prendersi la colpa del capo… no, a parte gli scherzi, portare a termine i compiti affidati rispettando scadenze e modalità è una risorsa significativa. Disciplina e buon senso sono gli spiriti guida del dipendente perfetto.

La gestione dello stress – Questo può essere un tasto dolente. Tutti soffrono lo stress e in molti ambienti professionali è una certezza quanto il sorgere del sole ogni giorno. Quindi, saper gestire le situazioni ad alto rischio di panico non è una capacità, ma un must have. Mantenere la calma in tempo di guerra: il segreto per scalare la gerarchia aziendale.

Saper essere leader – Non significa farsi spuntare un baffetto nazista e girare in divisa armati di frusta. Si intende piuttosto l’aspetto più carismatico custodito da ognuno di noi, il coraggio di prendere decisioni e fronteggiare dei rischi, saper orientare delle strategie precise, capire quando delegare e quando invece assumere il controllo. Soprattutto, motivare e valorizzare il lavoro dei colleghi.

Saper lavorare in gruppo – E, a proposito di collaborazione, è essenziale anche saper lavorare in team. Tanti lavori hanno le loro fondamenta sulla forza del gruppo. Se siete tipi solitari, è ora di aprirsi alla cooperazione. In questo senso, è utile possedere una spiccata etica del lavoro, ovvero una serie di abilità utili anche per un matrimonio: capacità di impegnarsi, essere disponibili e leali, mantenere alta la motivazione, essere aperti alle critiche e mostrarsi collaborativi.

E ora che sapete quali sono gli ingredienti segreti per raggiungere il vostro dream job, non vi resta che mettervi a lavoro e iniziare a lavorare sulla risorsa più importante: voi stessi.

Simonetta Spissu

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