Ciclicamente i telegiornali ci bombardano con la deprimente informazione che tutti i talenti del nostro Paese emigrano, mettendo a servizio le loro capacità all’estero. Conosciamo tutti i motivi per cui molti fanno i bagagli e iniziano una nuova vita oltre i confini nazionali, ma ecco la buona notizia: ci sono dei modi per mettere a frutto lo spirito di giovani imprenditori, senza varcare il gate di un aeroporto. Uno di questi è Talents in Motion, un’iniziativa che sostiene gli innovatori e i loro progetti.
Talents in Motion: il movimento è verso casa
Questa start up è la prima che sposa la causa di Social Responsability promossa da oltre 40 gruppi che hanno scelto di esser partner di questo piano per riportare il made in Italy all’interno della sua nazione. Come? Mettendo in contatto le aziende italiane con i talenti che si trovano all’estero. Paliamo di una piattaforma online che forse porrà rimedio al problema conosciuto come “fuga dei cervelli”. Il suo obiettivo è trasformare l’Italia in un polo di riferimento in Europa per i giovani talentuosi che hanno cercato fortuna altrove.
Talents in Motion: che cos’è nel dettaglio
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Talents in Motion è un’iniziativa promossa dal Forum della Meritocrazia e resa concreta grazie alla collaborazione con LinkedIn. Partner di questo progetto è Confindustria Digitale e AICEO (Associazione Italiana CEO) e può inoltre contare sul sostegno del Governo Italiano. Questa start up ha il pregio innanzitutto di riunire in un unico obiettivo imprese, istituzioni, università e associazioni, al fine di riportare le giovani menti nel loro luogo di origine.
Uno scopo raggiungibile grazie alla promozione delle diverse opportunità di lavoro aperte in Italia, dandogli una risonanza internazionale. I ragazzi che si trovano all’estero, infatti, potranno avere accesso a tutte le informazioni utili a comprendere il contesto fiscale, legale e amministrativo. Potranno inoltre consultare articoli sviluppati appositamente per valorizzare il mercato del lavoro italiano.
Alcuni dei vantaggi in concreto consistono nell’esenzione sulle imposte riservate ai ricercatori e ai docenti, che potranno contare su un reddito imponibile al 10% per 6 anni dal trasferimento. C’è inoltre la possibilità di estendere questo limite a 8, 11 o 13 anni nel caso di determinate condizioni. Le agevolazioni previste invece per gli “Impatriati” sono il reddito imponibile al 70% per 5 anni dal trasferimento o al 90% in caso di spostamento al sud, con l’opportunità di prolungare il termine sino a 5 anni, sempre secondo specifici parametri. Infine sono avvantaggiati anche i “Neoresidenti” grazie ad un’imposta sostitutiva forfettaria pari a 100.000 euro per anno applicata a tutti i redditi di fonte estera.
Per capire meglio, ecco le parole della fondatrice, Patrizia Fontana
“È noto il gap che separa il nostro Paese dai partner comunitari in termini di competenze digitali e know-how tecnologici, oggi patrimonio indispensabile tanto per le grandi imprese quanto per le PMI. Vogliamo implementare l’offerta formativa grazie al coinvolgimento delle Università italiane. Vogliamo accelerare lo scambio di conoscenze e favorire così l’attrattività del nostro Paese per i talenti italiani e stranieri. L’obiettivo è, tra un anno, di misurare l’efficacia degli sforzi sostenuti da tutti i partner in un Forum. Contiamo di arrivare forti di 250 aziende sostenitrici che si saranno unite al progetto, in buona parte anche PMI. Una crescita che si traduce anche in incremento del PIL e in un maggior numero di occupati qualificati”.
Talents in Motion individua i problemi per trovare soluzioni
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Per creare un progetto efficace, la prima mossa da fare è quella di capire i motivi che spingono i giovani a trovare lavoro all’estero. Le ragioni principali sono queste: il lento sviluppo economico dell’Italia e gli scarsi finanziamenti per innovare. Talents in Motion ha analizzato i dati per capire come muoversi al meglio: l’analisi delle informazioni ha disegnato un quadro complessivo che registra un costo di circa 14 miliardi di euro all’anno, derivante dal fenomeno della fuga dei cervelli. Il che, per dare una giusta prospettiva, equivale a un punto percentuale del PIL del Paese. Questo movimento fuori dai confini nazionali comincia presto, già da studenti: sono infatti ben 81mila gli universitari che cercano di far carriera all’estero.
Lo spiega bene anche Veronica De Romanis, docente presso la Luiss e Stanford University di Firenze: “Siamo ultimi per crescita, abbiamo finanziato la spesa corrente e ridotto gli investimenti. Nella formazione rispetto alla media OCSE siamo molto indietro in termini di istruzione secondaria. Troppi giovani in Italia non lavorano e non studiano. I NEET sono pari al 25% contro il 10% della Germania. Il tasso dei laureati in Italia tra 25-34enni è la metà degli altri Paesi. Siamo in forte ritardo in tutti gli indicatori che misurano la vitalità e le prospettive di un sistema economico. Tutto questo si traduce in perdita di PIL che a sua volta alimenta la ridotta attrattività. Nell Talent Attractiveness Indicator elaborato dall’OCSE, l’Italia si posiziona in coda alla classifica (su 36 Paesi). Sia per quanto riguarda l’attrattività di manager stranieri sia per quella dei lavoratori con master o dottorato. Occorre stimolare, anche grazie ad iniziative terze come Talents in Motion, una riforma della Pubblica Amministrazione, della scuola e dell’università e adottare politiche fiscali realmente incentivanti”.
I dati più precisi
A Milano, nel corso della presentazione di Talents in Motion, sono stati condivisi i frutti della ricerca condotta dall’Ufficio Studi di PwC Italia su 130 giovani talenti italiani che vivono e lavorano all’estero, dal titolo “Talenti italiani all’estero. Perché tanti partono e pochi ritornano”. L’indagine ha interessato un campione per il 53% di donne e per il 47% di uomini da 20 Paesi diversi. Il 43% era composto da under 30, per il 90% da laureati. Per condurre lo studio sono state individuate le ragioni principali che spingono all’estero i talenti italiani e le motivazioni che, al contrario, li farebbero tornare a casa, così come quelle che li respingono dal rientrare.
La verità che è emersa è che i ragazzi emigrati si sentono schiacciati dalla mancanza di prospettive di carriera in Italia. L’85% crede che il Paese che hanno scelto per lavorare offra maggiori opportunità lavorative e di crescita. Chi non tornerebbe più in Italia rappresenta il 26%, nonostante dovessero ricevere una proposta professionale meglio retribuita o prestigiosa. Il 68% farebbe ritorno solo nel caso potessero ricoprire la stessa posizione lavorativa oppure migliore. Il dato ancora più interessante è che il 60%, ha smesso di controllare le offerte di lavoro in Italia e solo il 16 % è rimasto connesso con il mercato di domanda e offerta italiana.
Con Talents in Motion tutti uniti per tornare in Italia
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Di fronte a questa indagine che lascia ben poca speranza, Patrizia Fontana ha deciso di focalizzare le risorse della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, Yes Milano, Regione Lombardia, Unione Confcommercio, Assolombarda, Anitec-Assinform, Confindustria Digitale e Forum della Meritocrazia attorno alla piattaforma online Talents in Motion, fondamentale per far tornare i giovani talenti. L’operazione di brain circulation cerca quindi mettere in piedi strategie attive di coinvolgimento delle aziende nel diffondere a livello internazionale le posizioni aperte, in modo che sia chiaro che anche l’Italia è un Paese dove restare per lavorare e far ripartire l’economia, colmando il gap che è venuto a crearsi dal punto di vista dello sviluppo digitale.
Un’occasione imperdibile per chi non vuole rinunciare alla propria carriera ma soffre della nostalgia di casa. Nessun compromesso tra professione e sentimento: con Talents in Motion, potrete soddisfare entrambe le esigenze!