Perché cambiare lavoro? È una decisione non sempre facile da prendere, ma che in certe situazioni è quasi una scelta obbligata. Del resto, viviamo in un mondo in continuo e rapidissimo mutamento e il mercato del lavoro non fa eccezione. Ci sono sempre nuove professioni che salgono alla ribalta, nuove competenze che improvvisamente diventano necessarie, altre che altrettanto velocemente si rivelano obsolete. Un continuo aggiornamento delle proprie competenze è necessario, ma non sempre sufficiente.
E poi ci sono quelle situazioni in cui, per un motivo o per l’altro, l’attuale situazione lavorativa ci sta stretta e si vorrebbe cambiarla. Quali sono, dunque, le strategie per cambiare lavoro e fare carriera?
Quali sono i motivi per cambiare lavoro?
In parte lo abbiamo già visto, ma facciamo un breve riassunto dei casi in cui un cambiamento diventa necessario:
- quando si lavora in un ambiente che si percepisce come ostile, dove c’è disaccordo tra colleghi o quando addirittura ci si sente discriminati (in questo caso, lo ricordiamo, c’è sempre la possibilità – e il diritto – di ricorrere ad una denuncia per mobbing);
- se la propria azienda o addirittura il settore è in crisi e si intravede la possibilità di un fallimento. In questo caso il rischio di licenziamento è dietro l’angolo, meglio guardarsi intorno;
- quando si vedono negati i propri diritti, come ad esempio un contratto corretto e uno stipendio regolare e puntuale;
- se il proprio reddito è ritenuto insoddisfacente in relazione al lavoro svolto o addirittura non si riesce ad arrivare a fine mese.
Ci sono anche delle situazioni in cui cambiare lavoro è un modo per cercare di dare una svolta alla propria carriera e, perchè no, alla propria vita. In questo caso la voglia di cambiare lavoro è dettata da altri motivi:
- ci si sente in grado di crescere e fare carriera, ottenendo gratificazioni personali ma anche economiche;
- si vogliono raccogliere nuove sfide professionali o imparare qualcosa di nuovo, magari anche cambiando settore;
- si vuole migliorare la propria qualità della vita, ad esempio scegliendo un luogo di lavoro più vicino a casa oppure un impiego part time che dia la possibilità di dedicarsi maggiormente alla famiglia o alle proprie passioni.
I segnali che ti dicono che è ora di cambiare lavoro
Ci sono dei segnali che sono davvero inequivocabili e che dovrebbero far riflettere sull’opportunità di un cambiamento:
- la mattina non vorreste alzarvi per andare al lavoro
- siete stanchi, stressati, tristi o nervosi e la causa principale può essere imputata proprio al lavoro
- lo stress dovuto al lavoro comincia ad avere ripercussioni anche sulla salute, con problemi come mal di stomaco, mal di testa o insonnia
- anche la vostra vita privata ne risente: non avete energia e voglia per dedicarvi ai vostri cari né tanto meno alla vita sociale
- vi sentite a disagio perché non credete nei valori e nell’etica dell’azienda per cui lavorate
- non vedete possibilità di crescita personale ed economica all’interno della vostra azienda
- avete perso ogni tipo di interesse e di passione per le cose di cui vi occupate al lavoro
- non siete a vostro agio con il capo e con i colleghi.
Come cambiare lavoro? Ecco gli step da seguire
Bene, avete deciso che è il momento di dare una svolta alla vostra vita lavorativa. Quali sono le strategie da seguire? Per prima cosa, non abbiate fretta! Cercate di cadere in piedi: questo vuol dire avere già un nuovo lavoro nel momento in cui si lascia quello vecchio.
Prima di dare le dimissioni e lasciare un posto di lavoro, quindi, bisogna mettere in campo alcune strategie utili per cambiare lavoro.
Per prima cosa, puntate sulla formazione e sull’aggiornamento delle vostre competenze. In un mercato del lavoro sempre più rapido e competitivo essere sempre al passo con i tempi può dare un grande vantaggio. Avere poi master, certificazioni e attestati è sempre un buon biglietto da visitare, senza contare che per ricoprire alcune posizioni sono quasi obbligatori.
Anche fare rete è molto importante: cominciate con l’aggiornare e rendere interessanti dal punto di vista professionale i vostri profili social, LinkedIn in primis. Inoltre potete frequentare community di professionisti e gruppi tematici, mettendo in giro la voce che state cercando una nuova occupazione, se vi sembra il caso.
A questo punto siete pronti per guardarvi in giro: navigate su internet e sui social, cercate di captare i principali trend del settore, individuate aziende per cui vorreste lavorare e nelle quali potreste apportare un valido contributo. Valutate anche le condizioni di lavoro, le tipologie di contratti che offrono e lo stipendio: non dimenticate che siete alla ricerca di un’occupazione migliore!
Come comportarsi con l’azienda che state lasciando?
Per alcuni può essere un tasto dolente: come comportarsi con quelli che a breve diventeranno ex capo ed ex colleghi? Il primo consiglio è quello di evitare di diffondere ai quattro venti la notizia che volete cambiare lavoro prima di averci riflettuto veramente bene. Avete preso la vostra decisione definitiva? Allora il primo che deve saperlo è il titolare dell’azienda, o comunque il vostro superiore, e con il giusto periodo di preavviso. Meglio evitare che lo vengano a sapere da voci di corridoio!
Anche se state lasciando l’azienda, è sempre meglio cercare di mantenere dei buoni rapporti: potreste avere bisogno di referenze per il nuovo lavoro per cui vi state candidando. Inoltre una buona reputazione è sempre un punto a proprio favore, soprattutto se decidete di mettervi a lavorare in proprio.
Nel tempo che vi rimane da trascorrere in azienda, cercate di essere comunque affidabili e puntuali. Rendetevi inoltre disponibili a passare il testimone, trasferendo le vostre conoscenze, nei limiti del possibile, a chi prenderà il vostro posto.
Come dare le dimissioni
Una volta che avete deciso di cambiare lavoro e dopo averlo comunicato in azienda, lo step burocratico che vi resta da fare è quello di dare le dimissioni. Questo avverrà tramite la procedura telematica: ne abbiamo parlato in maniera approfondita in questo articolo.
Attenzione: tenete conto del periodo di preavviso, che può variare a seconda del tipo di contratto che vi è stato fatto o dal settore in cui lavorate. Potete prescindere da questo paletto solo nel caso in cui diate le dimissioni per giusta causa, cioè in caso di mobbing, comportamento ingiurioso da parte di un superiore, richieste di prestazioni illecite da parte del datore di lavoro, omesso versamento dei contributi oppure mancato o ritardato pagamento della retribuzione dovuta.